Perché gli uomini non vogliono fare gli insegnanti?

Perché non conviene economicamente, soprattutto se sei laureato e puoi scegliere un’altra professione più remunerativa

Perché gli uomini non vogliono fare gli insegnanti?
Perché gli uomini non vogliono fare gli insegnanti. Secondo l’ultimo rapporto Ocse sullo stato dell’istruzione nel mondo intitolato “Education at a glance“, fare l’insegnante in Italia non conviene, soprattutto se sei un laureato maschio e puoi scegliere un’altra professione più remunerativa.

Paragonando gli stipendi di 2 laureate, una professoressa guadagna tra l’80% e il 92% rispetto all’ex compagna di studi che ha scelto un’altra professione. Per gli uomini, invece, va peggio. A parità di titolo di studio, un professore guadagna tra il 56% e il 64% dello stipendio rispetto all’ex compagno di studi che ha scelto un’altra professione. Ecco perché in Italia l’83% degli insegnanti è donna.

Negli altri Paesi Ocse lo “svantaggio” dei docenti è molto meno pronunciato. Infatti, in media gli insegnanti maschi guadagnano tra il 75% e l’86% dello stipendio rispetto ad altre professioni che richiedono lo stesso titolo di studio. Per le donne la situazione viene addirittura rovesciata: le insegnanti possono arrivare a guadagnare il 10% di più rispetto ad altre professioni simili.

Diplomati e laureati

In Italia le ragazze rappresentano il 62% dei diplomati liceali contro una media Ocse del 55%. Non solo dei licei classici o dei linguistici, ma anche dello scientifico (dove le ragazze rappresentano quasi la metà degli iscritti).

Il primato delle ragazze prosegue anche all’università: nella fascia d’età fra i 25 e i 34 anni più di un terzo delle donne ottiene la laurea (35%), contro meno di un quarto degli uomini (23%).

Poi, però, le donne tendono ad autoescludersi da quegli indirizzi scientifico-tecnologici, matematici e ingegneristici che sono più ricercati dal mercato del lavoro (27% degli immatricolati a ingegneria, 20% di quelli a un corso di laurea tecnologico-informatico). Mentre negli indirizzi che abilitano all’insegnamento ottengono il 93%. Poi, quando cominciano a lavorare, hanno prospettive di carriera e guadagno molto più sfavorevoli dell’ex compagni di banco. Infatti, i loro stipendi in media sono pari al 71% di quelli dei colleghi maschi.

Investimento sull’istruzione

Sempre secondo i dati Ocse, l’Italia è uno dei 10 Stati che in assoluto investono di meno nell’istruzione. Nel 2018, il nostro Paese ha speso il 4,1% del Pil sul sistema educativo (dalle scuole elementari all’università) contro una media Ocse del 5%.

Se, poi, si guarda nel dettaglio, quelli più svantaggiati rispetto agli studenti di altre nazionalità sono gli universitari: l’Italia (penultima in Europa per numero di giovani laureati) spende 12.305 dollari all’anno contro i 17 mila e passa della media dei Paesi Ocse. Le tasse universitarie, però, sono in linea con la media Ocse (circa 2.000 dollari l’anno), ma fra le più alte d’Europa.

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