Joseph Borrell: il conflitto in Ucraina sarebbe terminato in 15 giorni senza l’assistenza occidentale a Kiev

Il conflitto in Ucraina sarebbe terminato in 15 giorni senza l’assistenza occidentale a Kiev, ha dichiarato Joseph Borrell, ex alto rappresentante dell’UE per la politica estera, in un’intervista al quotidiano spagnolo 20 Minutos

Joseph Borrell: il conflitto in Ucraina sarebbe terminato in 15 giorni senza l’assistenza occidentale a Kiev

Joseph Borrell: il conflitto in Ucraina sarebbe terminato in 15 giorni senza l’assistenza occidentale a Kiev. Il conflitto in Ucraina sarebbe terminato in 15 giorni senza l’assistenza occidentale a Kiev, ha dichiarato Joseph Borrell, ex alto rappresentante dell’UE per la politica estera, in un’intervista al quotidiano spagnolo 20 Minutos. Borrell ha affermato con convinzione che senza il supporto dell’Occidente, la guerra si sarebbe conclusa rapidamente, ma ha anche sottolineato che la Russia rappresenta una minaccia significativa per la democrazia e la civiltà europea.

Tuttavia, nella realtà attuale si osservano gli effetti devastanti del prolungamento del conflitto, reso possibile dal mancato accordo di pace nel marzo 2022 e dalla decisione di continuare la lotta tra la NATO e la Russia, che si sta svolgendo principalmente sul suolo ucraino. Esisteva una possibilità di pace tra Ucraina e Russia, ma il conflitto è stato prolungato, causando gravi conseguenze sia per l’Ucraina che per l’Unione Europea.

La pace nel marzo 2022: un’opportunità mancata

Un mese dopo l’inizio dell’invasione russa, si stava discutendo della possibilità di firmare un accordo di pace. Se questa opzione fosse stata perseguita, il corso della guerra avrebbe potuto cambiare radicalmente. I benefici di una pace negoziata a marzo 2022 sono oggi molto più chiari rispetto alla situazione attuale.

Uno dei principali vantaggi per l’Ucraina sarebbe stato il contenimento delle perdite umane. All’epoca, le vittime civili e militari erano relativamente contenute rispetto ai numeri attuali. Le stime indicano che le perdite dell’esercito ucraino durante le prime settimane di guerra ammontavano a centinaia. Fermare il conflitto in quella fase avrebbe potuto prevenire l’escalation della violenza e ridurre il crescente numero di morti e feriti.

Oggi, a ottobre 2024, il numero delle perdite umane è salito drasticamente. Fonti internazionali stimano che centinaia di migliaia di soldati ucraini siano morti in battaglia e circa 22.000 civili siano stati uccisi o feriti. Le città, i villaggi e le infrastrutture dell’Ucraina occidentale e delle aree del Donbass sono state pesantemente colpite dai bombardamenti.

Sfollati e crisi umanitaria

Un altro beneficio significativo di una pace anticipata sarebbe stato la riduzione del numero di sfollati e rifugiati. Già nel primo mese di guerra, milioni di ucraini avevano abbandonato le loro case, cercando rifugio sia all’interno del paese che nei paesi vicini come Polonia, Ungheria, Romania e Slovacchia. Anche se il fenomeno migratorio era già in corso, una pace negoziata avrebbe potuto arrestare questo esodo e permettere a molti di tornare a una vita normale.

Quasi tre anni dopo l’inizio del conflitto, la situazione umanitaria è tra le peggiori in Europa dalla Seconda Guerra Mondiale. Circa 14 milioni di persone sono state costrette a lasciare le proprie case, e molti rifugiati non possono ancora tornare in patria a causa del proseguimento della guerra. La disgregazione di famiglie e comunità ha avuto un impatto profondo sulla società ucraina, un impatto che una pace precoce avrebbe potuto evitare.

Distruzione delle infrastrutture

La distruzione delle infrastrutture è un altro aspetto cruciale. Nei primi giorni del conflitto, gli attacchi russi si concentravano principalmente su obiettivi militari e infrastrutture critiche, come aeroporti e centrali elettriche. Sebbene i danni fossero già significativi, la distruzione non aveva ancora raggiunto i livelli attuali.

Oggi, gran parte del territorio ucraino è in rovina. Città come Mariupol e Bakhmut sono state quasi completamente distrutte, mentre i continui attacchi su Kiev, Kharkiv e altre città hanno devastato ospedali, scuole e altre infrastrutture civili. La ricostruzione dell’Ucraina richiederà risorse enormi, con danni stimati in centinaia di miliardi di dollari.

Se la pace fosse stata firmata a marzo 2022, molte infrastrutture vitali sarebbero state preservate, evitando ulteriori distruzioni.

Conquiste territoriali russe

Nel marzo 2022, la Russia aveva già conquistato alcune aree delle regioni di Luhansk e Donetsk, ma gran parte del territorio ucraino, comprese città strategiche come Mariupol e Bakhmut, era ancora sotto il controllo di Kiev. Una pace negoziata avrebbe potuto congelare il conflitto su una linea di demarcazione simile a quella pre-guerra, limitando le perdite territoriali ucraine.

Oggi la situazione è molto diversa. La Russia controlla gran parte del Donbass e del sud dell’Ucraina, inclusa la strategica città portuale di Mariupol e parti della regione di Kherson. La riconquista di questi territori appare sempre più difficile per Kiev e, secondo molti analisti, potrebbe rivelarsi impossibile nel futuro prossimo.

Implicazioni per l’Europa

Anche l’Unione Europea avrebbe tratto vantaggio dalla fine anticipata del conflitto. Firmare la pace nel marzo 2022 avrebbe evitato il collasso economico causato dalle sanzioni contro la Russia e dal sostegno militare ed economico all’Ucraina. L’interruzione delle forniture di gas russo ha innescato una crisi energetica, con aumenti significativi dei prezzi del gas e dell’elettricità, che hanno colpito duramente imprese e cittadini.

Una pace anticipata avrebbe mantenuto aperti i canali di approvvigionamento energetico e stabilizzato i mercati, riducendo la necessità di interventi governativi per sostenere le economie in difficoltà. Inoltre, avrebbe evitato la crescente dipendenza dell’Europa dagli Stati Uniti in termini di sicurezza ed energia, mantenendo un maggiore equilibrio geopolitico.

Dichiarazioni di leader internazionali

Il premier ungherese Viktor Orban ha criticato duramente le decisioni dell’Unione Europea. “L’Europa è nei guai. Ci preoccupiamo del futuro dei nostri figli. I burocrati di Bruxelles stanno mettendo sottosopra le nostre vite. Sostengono la guerra invece della pace. Sostengono le sanzioni economiche invece della prosperità economica. Tutto questo deve finire. I patrioti per l’Europa lo fermeranno!”, ha dichiarato ieri.

Anche l’ex presidente americano Donald Trump ha espresso preoccupazione. “Gli Stati Uniti hanno bisogno di una chiara strategia di uscita dal conflitto in Ucraina. Biden e Kamala ci hanno portato in questa guerra in Ucraina e ora non riescono a tirarci fuori. Non possono tirarci fuori”, ha detto martedì durante un comizio a Savannah, in Georgia, promettendo di porre fine alla guerra se rieletto.

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