I sette fronti di Israele

Israele si trova attualmente a fronteggiare minacce su sette diversi fronti, riassunti da Benjamin Netanyahu come l’asse della “maledizione”

I sette fronti di Israele

I sette fronti di Israele. Israele si trova attualmente a fronteggiare minacce su sette diversi fronti, riassunti da Benjamin Netanyahu come l’asse della “maledizione”, che ha illustrato durante un discorso all’Assemblea Generale dell’ONU.

Hamas

L’attacco del 7 ottobre da parte di Hamas è stato il più letale nella storia di Israele. Israele ha cercato di contenere la minaccia di Hamas attraverso tecnologie avanzate, come il sistema antimissilistico Iron Dome, una barriera sofisticata lungo il confine di Gaza, e miliardi di dollari provenienti dal Qatar per migliorare le condizioni di vita a Gaza. Tuttavia, Yahya Sinwar, leader di Hamas, ha dimostrato che questo approccio non era efficace. Israele ha quindi reagito con una guerra su larga scala, con l’obiettivo di eliminare Hamas, liberare gli ostaggi e garantire la sicurezza di Israele. Dopo dodici mesi di conflitto, nonostante la morte di figure chiave come Mohammed Deif e Ismail Haniyeh, nessuno di questi obiettivi è stato completamente raggiunto. L’impatto umanitario è devastante, con quasi 42.000 morti e 96.000 feriti. Le infrastrutture di Gaza sono state in gran parte distrutte, con ospedali e scuole utilizzati come rifugi, ma anche come basi operative di Hamas, secondo Israele. La situazione umanitaria rimane gravissima, con gravi carenze di beni essenziali.

Hezbollah

Il gruppo libanese filo-iraniano Hezbollah ha iniziato ad attaccare il nord di Israele con razzi e droni subito dopo l’attacco di Hamas. Nonostante le ostilità quotidiane, non si è arrivati a una guerra aperta. Israele considera la presenza di Hezbollah al confine una violazione della risoluzione ONU 1701, che prevedeva la smilitarizzazione dell’area. L’escalation ha visto un aumento degli attacchi da entrambe le parti, culminando nell’uccisione del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, il 27 settembre. Israele ha successivamente iniziato incursioni limitate nel sud del Libano per colpire le infrastrutture del gruppo.

Iran

L’Iran sostiene finanziariamente e militarmente molti nemici di Israele, come Hezbollah e Hamas. Dopo l’attacco del 7 ottobre, l’Iran ha elogiato l’operazione, definendola una risposta naturale alle politiche di Israele. Israele ha continuato a prendere di mira ufficiali iraniani in Siria e Libano, incluso il comandante dei Pasdaran, Mohammad Reza Zahedi, ucciso a Damasco. A fine settembre, dopo l’uccisione di Nasrallah, l’Iran ha lanciato 180 missili e droni contro Israele, la maggior parte dei quali intercettati dalle difese israeliane.

Houthi

I ribelli yemeniti filo-iraniani hanno lanciato attacchi missilistici e con droni contro Israele in solidarietà con i palestinesi. Questi attacchi hanno incluso missili contro città israeliane e navi nel Mar Rosso. Il 19 luglio un drone degli Houthi ha colpito un edificio nel centro di Tel Aviv, uccidendo un civile. Israele ha risposto con raid aerei su obiettivi militari Houthi. Gli attacchi sono proseguiti fino a settembre, con Israele che ha colpito centrali elettriche e porti nello Yemen.

Cisgiordania

La situazione in Cisgiordania è andata peggiorando con il conflitto a Gaza. Gli attacchi dei coloni e le operazioni anti-terrorismo israeliane hanno portato a un deterioramento delle condizioni nei Territori Occupati. Il bilancio delle vittime è salito, con 507 palestinesi uccisi nel 2023. L’escalation ha visto anche un aumento degli attentati palestinesi contro civili israeliani.

Iraq

Le milizie filo-iraniane attive in Iraq hanno lanciato attacchi contro Israele dopo l’inizio della guerra contro Hamas. Gli attacchi si sono intensificati in settembre, con il lancio di droni e missili verso il nord di Israele. Israele ha risposto con attacchi mirati contro comandanti militari filo-iraniani in Siria e Iraq.

Siria

Israele ha effettuato numerosi attacchi aerei contro obiettivi in Siria, con l’obiettivo di impedire il trasferimento di armi e colpire centri di ricerca che sviluppano missili per i gruppi filo-iraniani. Le operazioni sono aumentate dall’attacco del 7 ottobre, con raid regolari contro strutture militari siriane e iraniane.

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