Chi è Francesco de Martini?

Francesco de Martini è stato un militare italiano, il più decorato della Seconda guerra mondiale

Chi è Francesco de Martini
Chi è Francesco de Martini? Francesco de Martini è nato il 9 agosto 1903 a Damasco ed è deceduto il 26 novembre 1981 a Grottaferrata. Fu un militare italiano e detiene il titolo di essere il più decorato durante la Seconda guerra mondiale.

Chi è Francesco de Martini?

Francesco de Martini è nato da Antonio de Martini, un ingegnere italiano di Smirne che ha lavorato alla ferrovia Berlino-Baghdad, e Sofia Mokadié, figlia di un albergatore siriano a Damasco. Cresciuto come il secondo di 5 fratelli, ha studiato al National College in Libano. Durante la guerra italo-libica del 1911-1912, la famiglia è stata internata nel campo di concentramento di Deir el-Zor insieme agli altri italiani nell’Impero ottomano.

All’età di 15 anni, nel 1918, Francesco ha lasciato casa per trascorrere un periodo con una tribù beduina nel deserto siriano. Successivamente, ha lavorato come interprete per un reparto militare britannico.

Nel 1923, il 24 novembre, si è presentato al distretto militare di Bari per arruolarsi nell’esercito italiano come parte della classe 1903. Il 26 novembre dello stesso anno è stato assegnato al deposito carri armati di Roma, l’unica base corazzata dell’esercito italiano all’epoca. Nel 1924 è stato promosso sergente e nel 1927 è stato inviato a Gibuti per accompagnare un carro armato Fiat 3000 donato dall’Italia al ras Tafari (che in seguito sarebbe diventato Hailé Selassié) per conto del duca degli Abruzzi, Luigi Amedeo di Savoia.

Il Ministero della guerra, su richiesta del Ministero degli affari esteri, ha deciso di far rimanere il sergente maggiore Francesco de Martini ad Addis Abeba per addestrare il personale etiope all’uso del carro armato. Durante un tentativo di colpo di Stato in Etiopia, il sergente maggiore italiano ha agito spontaneamente: utilizzando il carro armato a sua disposizione, ha aiutato il ras Tafari a sfuggire all’assedio dei ribelli, aprendo il cancello della residenza imperiale.

In seguito a questo episodio, il ras Tafari ha nominato Francesco de Martini comandante della guardia imperiale. In questa posizione, il sergente maggiore ha collaborato con l’addetto militare italiano ad Addis Abeba, colonnello Vittorio Ruggero, nella preparazione dei piani per l’invasione italiana dell’Abissinia. Otto anni dopo, poco prima dell’attacco italiano, si è trasferito in Eritrea.

Durante la campagna in Etiopia, ricevette l’incarico di formare la “Colonna dancala” per aggirare l’esercito etiopico, consentendo alle truppe italiane di provocare la battaglia del lago Ascianghi e di spingere l’esercito etiopico a ritirarsi. In quel periodo, Vittorio Beonio Brocchieri, inviato del Corriere della Sera, lo descrive come un uomo con caratteristiche uniche: tarchiato, occhi vivaci, vestito in modo peculiare, parlava diverse lingue e aveva una vasta conoscenza della cultura araba e amarica.

Durante l’occupazione italiana di Addis Abeba, alcune parti della capitale etiopica vengono momentaneamente recuperate dalle truppe etiopiche. Francesco de Martini, incaricato dal generale Italo Gariboldi, guida una banda irregolare di àscari in un contrattacco ardito che riconquista la città. Questa impresa lo rende meritevole della medaglia d’argento al valor militare per il coraggio dimostrato.

La sua bravura durante queste azioni di guerra gli vale la promozione a ufficiale per meriti di guerra. Attraversa il deserto dei Dancali e conduce operazioni coraggiose che portano alla conquista della regione dell’Aussa e al successo in battaglie contro gruppi armati nemici. Questi risultati gli valgono riconoscimenti ufficiali e promozioni nell’esercito italiano.

Terminata la campagna in Etiopia, frequenta la “Scuola di applicazione” di Parma e, nel 1939 come tenente, partecipa allo sbarco in Albania con il 31º Reggimento carrista “Centauro”.

Rientro in Africa e Seconda Guerra Mondiale

Il 5 marzo 1940, il tenente de Martini fu incaricato del comando della banda regolare “Danghila” composta da volontari etiopici, facente parte della XXII Brigata coloniale nell’ambito del Comando truppe Amara.

Il 1º giugno 1940, durante un fatto d’armi, il tenente de Martini si distinse e ricevette la medaglia di bronzo al valor militare per il suo coraggio e la sua determinazione. Comandando la sua scorta, affrontò con prontezza una forte aggressione da parte di ribelli, riuscendo a respingere l’attacco e catturando armi e munizioni avversarie. Questo successo si aggiunse alle sue azioni eroiche precedenti.

Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, de Martini guidò la banda regolare “Danghila” nelle operazioni belliche all’interno della XXII Brigata coloniale. La bandiera della brigata fu insignita della medaglia d’oro al valor militare per il suo impegno in guerra.

Il 20 marzo 1941, de Martini fu assegnato all’ufficio “I” del servizio segreto dello Stato maggiore del Governo generale A.O.I. Durante una missione a Gargori (Aussa) il 13 luglio 1941, colto da un grave attacco di malaria, fu catturato dall’esercito inglese. Successivamente, riuscì a fuggire dall’ospedale di Dessié il 20 luglio.

Nella zona controllata dal nemico, de Martini apprese dell’esistenza di un vasto deposito di armi e munizioni a Massaua-Daga, organizzando il suo sabotaggio e distruggendolo. Successivamente, ottenne una scialuppa dal porto di Massaua e, dopo vari scontri e avversità, raggiunse Gedda in Arabia Saudita, per ristabilire il contatto con il proprio comando su ordine del superiore del servizio segreto, colonnello Alessandro Bruttini. Queste azioni coraggiose gli valsero la medaglia d’oro al valor militare.

Una volta a Gedda, contattò la legazione italiana e riferì al servizio segreto sulla situazione in Africa orientale, ricevendo l’ordine di rientrare in Eritrea per organizzare la resistenza. Fu nominato “capo centro” del servizio segreto italiano in A.O.I.

Tuttavia, il 21 luglio 1942, mentre era imbarcato sul sambuco a vela Zamzam, fu catturato dalla nave inglese Arpha vicino all’isola Melma e trasferito nel campo di prigionia PG N. 330 in Sudan, dove rimase per quattro anni.

Per il suo coraggio e la sua abilità dimostrati nel conflitto, de Martini fu promosso al grado di capitano per merito di guerra. La sua esperienza in Abissinia e le sue doti di organizzazione e comando furono fondamentali per conseguire successi militari significativi.

Dal Dopoguerra alla Guerra fredda

Nel periodo postbellico, il tenente de Martini tornò a Napoli il 19 gennaio 1946 dopo essere stato prigioniero. Per i suoi “meriti di guerra“, fu promosso capitano il 6 settembre 1946 e trasferito allo Stato Maggiore dell’esercito nell’ufficio del servizio segreto, “Ufficio I“. Il primo incarico del capitano de Martini fu di trattare, nel 1946 a Napoli, con l’ambasciatore etiopico a Washington la possibilità di ripristinare i rapporti diplomatici tra Italia ed Etiopia.

Nel medesimo anno, gli fu affidato l’incarico di organizzare la fuga della leadership irachena, incluso Rachid Alì Al Ghailani, coinvolta nella dichiarazione di guerra al Regno Unito nel 1941 e che, in base al Trattato di pace, avrebbe dovuto essere consegnata agli Alleati.

Nel 1947, de Martini informò lo Stato Maggiore, tramite un promemoria, della disponibilità della Jugoslavia guidata dal Maresciallo Tito a sganciarsi dall’influenza sovietica.

Il 5 febbraio del 1948 il capitano Francesco de Martini viene promosso al grado di maggiore e viene nominato capo centro Medio Oriente.

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