Quanto costa “Quota 41” per tutti per riformare le pensioni e la legge Fornero

Si torna a discutere di Quota 41 per tutti come possibile riforma per rendere l’accesso alla pensione più flessibile. Tuttavia, i costi legati a questa misura rappresentano un ostacolo

Quanto costa Quota 41 per tutti per riformare le pensioni e la legge Fornero

Quanto costa Quota 41 per tutti per riformare le pensioni e la legge Fornero. Si torna a discutere di Quota 41 per tutti come possibile riforma per rendere l’accesso alla pensione più flessibile. Questa misura, che è stata un tema ricorrente nelle discussioni sulla legge di Bilancio, punta a riformare il sistema pensionistico italiano.

La Quota 41 prevede che 41 anni di lavoro siano sufficienti per andare in pensione. Attualmente, esistono già alcune eccezioni per particolari categorie di lavoratori, come i precoci, che possono accedere alla pensione con requisiti meno severi. Tuttavia, la proposta di estendere questa possibilità a tutti i lavoratori è stata avanzata da diversi anni, anche dal governo “giallo-verde” formato da Lega e Movimento 5 Stelle, come obiettivo per il periodo dopo la scadenza di Quota 100.

Attualmente, per accedere alla pensione anticipata, è necessario avere accumulato almeno 42 anni e 10 mesi di contributi, o 41 anni e 10 mesi per le donne. La Quota 41, quindi, permetterebbe di andare in pensione con qualche mese di anticipo rispetto ai requisiti attuali. Se fosse estesa a tutti, eliminerebbe la necessità di una pensione anticipata e, di conseguenza, potrebbe superare almeno uno degli aspetti della riforma Fornero del 2011, che stabilisce i requisiti per la pensione anticipata.

Il dibattito sulla Quota 41 per tutti continua, con la speranza di rendere il sistema pensionistico più accessibile e flessibile. Tuttavia, le difficoltà economiche e i costi legati a questa misura rappresentano un ostacolo.

Come funziona Quota 41

Quota 41 è una misura di pensionamento anticipato che attualmente si applica solo a determinate categorie di lavoratori svantaggiati. Con Quota 41, è possibile andare in pensione una volta raggiunti 41 anni di contributi, senza considerare l’età anagrafica. Questo requisito è valido sia per uomini che per donne.

Per i lavoratori maschi, che devono normalmente accumulare 42 anni e 10 mesi di contributi per la pensione anticipata, Quota 41 consente di andare in pensione quasi due anni prima. Per le donne, il vantaggio è di 10 mesi, poiché il requisito per la pensione anticipata è di 41 anni e 10 mesi di contributi.

Sebbene il diritto alla pensione con Quota 41 si maturi con 41 anni di contributi, è necessario attendere una finestra mobile di 3 mesi prima che la pensione decorra, proprio come avviene per la pensione anticipata. Questa disposizione è stata introdotta con il decreto 4/2019, che ha fissato Quota 41 e la pensione anticipata senza adeguamenti legati all’aspettativa di vita fino al 2026.

Chi può ricorrere a Quota 41

Oggi, Quota 41 è riservata a specifiche categorie di lavoratori e per accedervi bisogna soddisfare determinati requisiti. In primo luogo, è necessario essere riconosciuti come lavoratori precoci, ossia aver accumulato almeno 12 mesi di contributi, anche non continuativi, prima di compiere 19 anni.

Tuttavia, non basta essere un lavoratore precoce per accedere a Quota 41. I lavoratori devono appartenere anche a una delle seguenti categorie:

  • Disoccupati: coloro che hanno cessato il rapporto di lavoro per licenziamento, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale e hanno completato la prestazione per la disoccupazione da almeno tre mesi.
  • Caregiver: persone che assistono, al momento della richiesta e da almeno sei mesi, un coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap grave.
  • Invalidi civili: con un grado di invalidità pari almeno al 74%.
  • Dipendenti che svolgono attività usuranti: coloro che hanno lavorato per almeno sei anni negli ultimi sette in lavori considerati usuranti e gravosi.
  • Lavoratori notturni: dipendenti che hanno effettuato almeno 64 notti lavorate in un anno.

Quota 41 non è accessibile a chi ha la pensione calcolata interamente con il sistema contributivo. I requisiti sono piuttosto restrittivi, il che spiega perché ogni anno il numero di richieste per Quota 41 è limitato. Tuttavia, se il Governo decidesse di estendere l’accesso a tutti i lavoratori, la situazione potrebbe cambiare in futuro.

Cosa significa “Quota 41 per tutti”

Quando si parla di “Quota 41 per tutti”, si possono considerare due interpretazioni principali.

La prima interpretazione, più ampia, suggerisce che chiunque abbia accumulato 41 anni di contributi potrebbe andare in pensione, indipendentemente dalla categoria di appartenenza. In questo scenario, Quota 41 sostituirebbe la pensione anticipata, rendendo quest’ultima obsoleta.

La seconda interpretazione, più restrittiva e praticabile nel breve termine, riguarda solo i lavoratori precoci. In questo caso, per accedere a Quota 41 basterebbe essere un lavoratore precoce, senza la necessità di appartenere ad altre categorie svantaggiate. Questa opzione sarebbe meno costosa per il Governo rispetto alla prima.

Pertanto, mentre la prima interpretazione comporterebbe un onere finanziario maggiore, la seconda, limitata ai lavoratori precoci, sembra più realistica per una sua attuazione immediata.

Perché Quota 41 per tutti è (al momento) irrealizzabile

Quota 41 per tutti, al momento, sembra irrealizzabile principalmente per ragioni economiche. A differenza di Quota 100, che ha permesso il pensionamento di circa 300 mila persone tra il 2019 e il 2021, Quota 41 per tutti potrebbe effettivamente superare le restrizioni della legge Fornero sulla pensione anticipata.

Il problema principale è il costo. Le stime indicano che implementare Quota 41 senza limitazioni, permettendo a chiunque con 41 anni di contributi di andare in pensione, comporterebbe una spesa aggiuntiva di circa 12 miliardi di euro all’anno una volta a regime. Questa cifra rappresenta un onere significativo, difficile da sostenere, soprattutto considerando che la spesa previdenziale attuale è già di 300 miliardi di euro all’anno, pari al 16,7% del PIL nazionale.

L’Unione Europea ha raccomandato di ridurre questa percentuale, e con l’introduzione di Quota 41 per tutti, si prevede che la spesa previdenziale potrebbe salire fino al 17,4% del PIL entro il 2036. Pertanto, l’elevato costo rappresenta un ostacolo considerevole, rendendo improbabile l’approvazione di Quota 41 per tutti nelle condizioni attuali.

La soluzione per attuarla nel 2025

Una possibile soluzione per attuare Quota 41 per tutti già dal 2025 potrebbe essere l’introduzione di una penalizzazione per chi sceglie questa opzione, simile a quanto fatto con Quota 103. In pratica, si prevede un ricalcolo interamente contributivo della pensione, che potrebbe includere anche una parte del calcolo basato sul sistema retributivo. Questo meccanismo, come spiegato dalla Cgil, potrebbe comportare una riduzione dell’assegno pensionistico tra il 15% e il 30%.

Questa penalizzazione servirebbe a ridurre l’impatto economico di Quota 41 sul sistema previdenziale, rendendola una misura più sostenibile. Con la penalizzazione in uscita, il costo di Quota 41 per tutti sarebbe stimato intorno a 1 miliardo di euro, molto inferiore ai 12 miliardi previsti senza limitazioni. In questo modo, la misura potrebbe essere implementata senza gravare eccessivamente sui bilanci pubblici.

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