Il Reddito di Cittadinanza si è dimostrato utile come strumento di contrasto alla povertà e di inserimento nel mondo del lavoro?
I numeri reali del Reddito di Cittadinanza. L’Anpal (Agenzia Nazionale Politiche Attive Lavoro), l’ente pubblico vigilato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, ha provato a fare un po’ di chiarezza, con in numeri, sull’efficacia (o meno) del Reddito di cittadinanza come strumento di inserimento al lavoro e di contrasto alla povertà.
Iniziamo col dire che su un totale di 3,6 milioni di beneficiari del Reddito di cittadinanza, solo 1,8 milioni sono stati indirizzati ai Centri per l’impiego.
Il commissario straordinario di Anpal, Tangorra, ha premesso che la platea dei beneficiari affidati ai Centri per l’impiego (Cpi) è composta per la metà da persone che non hanno avuto nemmeno un rapporto di lavoro negli ultimi 3 anni, e che quanti hanno lavorato almeno 1 giorno negli ultimi 3 anni rappresentano 1/4 dei beneficiari affidati ai Cpi. Nel dettaglio, il rapporto considera “difficilmente occupabile” il 51,5% delle persone affidate ai Cpi.
Ciò nonostante, “725mila persone su 1,8 milioni di individui affidati ai Cpi ha all’attivo almeno rapporto di lavoro (40%), e 546mila di queste hanno attivato un nuovo rapporto dopo essere diventate beneficiarie (30%), per un totale di oltre 1,2 milioni di nuovi rapporti attivati“.
L’incidenza occupazionale migliora soprattutto per coloro che sono disoccupati da meno di un anno (55%) e per coloro che sono diventati beneficiari in quanto disoccupati di lunga durata (30%). Per coloro che, invece, non hanno mai lavorato la probabilità aumenta del 25% rispetto a chi non sottoscrive il Patto per il lavoro nei Cpi.
Il dato più preoccupante rilevato dai ricercatori di Anpal è quello sulla durata dei rapporti di lavoro. Infatti, per 2/3 di questi la durata è inferiore ai 3 mesi, e la metà non supera 1 mese. I settori più interessati dal lavoro dei beneficiari sono quelli dell’agricoltura, della ristorazione, dell’edilizia e della logistica (dove la brevità del rapporto di lavoro prevale). “E pur di fronte ad offerte di lavoro brevi e temporanee i dati dimostrano dinamicità e voglia di mettersi in gioco di percettori“, ha detto Tangorra.
I contratti a tempo indeterminato, invece, e di apprendistato non superano il 14%. Ci sono, poi, 320mila che hanno ottenuto il sussidio di povertà pur avendo un contratto di lavoro: i precari.
Il commissario ha riconosciuto anche il contributo dei navigator, che “hanno contribuito a trovare lavoro ai percettori“.
Infine, di beneficiari con un rapporto di lavoro ce ne sono anche tra quelli affidati ai servizi sociali (estranei al rapporto Anpal). Il commento del commissario: “Evidente che questo aumenta ulteriormente le statistiche di chi un lavoro lo ha trovato, che sono quindi sottostimate anche in merito al lavoro autonomo, anch’esso escluso dal nostro rapporto“.
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