Cos’è l’inflazione?

L’inflazione indica una crescita generalizzata e continuativa dei prezzi nel tempo. È un indicatore fondamentale perché condiziona il potere di acquisto delle famiglie

Cos’è l’inflazione?
Cos’è l’inflazione? Nelle economie di mercato i prezzi dei beni e dei servizi possono subire variazioni in qualsiasi momento (alcuni possono aumentare e altri diminuire). L’inflazione si ha quando si registra un aumento dei prezzi di ampia portata e che non si limita solo a singole voci di spesa (cioè, solo ad alcuni beni o ad alcuni servizi). Di conseguenza, con 1 euro si possono acquistare meno beni e servizi rispetto al passato. Quindi, l’inflazione riduce il valore della moneta nel tempo.

Quando si calcola l’incremento medio dei prezzi viene attribuito un peso maggiore alle variazioni dei beni e dei servizi per i quali i consumatori spendono di più (ad esempio, l’energia elettrica) rispetto a voci di spesa meno significative (ad esempio, i francobolli).

Le famiglie hanno, ovviamente, abitudini di spesa diverse: alcune possiedono un’automobile e mangiano carne, altre si spostano con i mezzi pubblici o seguono una dieta vegetariana. Le abitudini di spesa medie dell’insieme delle famiglie determinano il peso da attribuire ai diversi beni e servizi nella misurazione dell’inflazione.

Nel calcolo dell’inflazione si tiene conto dei seguenti beni e servizi consumati dalle famiglie:
  • Generi di uso quotidiano (aalimentari, giornali, benzina);
  • Beni durevoli (capi di abbigliamento, computer, lavatrici);
  • Servizi (affitto dell’abitazione, servizi di parrucchiera, assicurazioni);

Tutti i beni e servizi consumati dalle famiglie nel corso dell’anno vengono rappresentati dal cosiddetto “paniere“. Ciascuna voce di spesa contenuta nel “paniere” ha un prezzo che può variare nel tempo. Il “tasso di inflazione sui 12 mesi” corrisponde al prezzo del “paniere totale” in un determinato mese rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. A giugno l’inflazione è stata dell’8%.

Chi calcola l’inflazione?

L’Istat ha il compito di stimare mensilmente l’andamento dei prezzi al consumo di una serie di prodotti, il cosiddetto “paniere dei prezzi al consumo” (la cui composizione è aggiornata annualmente per tener conto di come cambiano nel tempo i comportamenti dei consumatori).

I “comportamenti” si possono modificare anche per effetto di eventi eccezionali (ad esempio, la pandemia di Covid-19 ha condizionano le scelte d’acquisto tanto che nel 2021 le mascherine FFP2 sono entrate nel paniere dei prodotti utilizzato dall’Istat per la stima dell’indice nazionale dei prezzi al consumo).

L’Istat elabora 3 indici principali dei prezzi al consumo:
  • Indice dei prezzi al consumo Nazionale per l’Intera Collettività (Nic): misura la variazione nel tempo dei prezzi di beni e servizi acquistati sul mercato per i consumi finali individuali;
  • Indice dei prezzi al consumo per le Famiglie di Operai e Impiegati (Foi): calcola la variazione nel tempo dei prezzi al dettaglio, dei beni e servizi correntemente acquistati dalle famiglie di lavoratori dipendenti;
  • Indice armonizzato dei prezzi al consumo (Ipca, in inglese l’acronimo è HICP ossia Harmonised Index of Consumer Prices): sviluppato per assicurare una misura dell’inflazione comparabile a livello europeo. A differenza degli indici Nic e Foi, l’indice IPCA si riferisce al prezzo effettivamente pagato dal consumatore ed esclude alcune voci presenti nel paniere degli altri 2 indici tenendo conto anche delle riduzioni temporanee di prezzo (come saldi, sconti e promozioni).
Inflazione all’8%

La Banca centrale europea ha il compito (assieme alle Banche centrali nazionali dei paesi dell’area dell’euro, come la Banca d’Italia) di mantenere la stabilità dei prezzi. Secondo il Consiglio Direttivo della BCE si ha una situazione di stabilità dei prezzi quando l’aumento sui 12 mesi dell’indice dei prezzi al consumo per l’area dell’euro è del 2% nel medio termine. A giugno l’inflazione è stata dell’8% in Italia e dell’8,6% nella zona euro (la più alta di sempre).

La variazione dei prezzi deve essere positiva, perché si vuole evitare un’inflazione troppo vicina allo zero, e perché una “deflazione” (un calo del livello generale dei prezzi) avrebbe effetti negativi sull’economia.

L’8% è, però troppo alto. Se i prezzi salgono rapidamente, le persone tenderanno ad anticipare gli acquisti. Questo comportamento, però, farà salire i prezzi ancora di più, innescando una “spirale inflazionistica” che ridurrà il potere di acquisto della moneta.

Viceversa, se i prezzi scendono, le persone tenderanno a ritardare gli acquisti, aspettandosi che i prezzi continueranno a diminuire nel tempo. I commercianti, però, non riusciranno più a vendere i loro beni e saranno costretti ad abbassare i prezzi per invogliare all’acquisto. La gente, allora, continuerà a ritardare ulteriormente gli acquisti. Se, però, le aziende non venderanno i propri prodotti saranno costrette a ridurre i salari degli operai, o a licenziarli, con conseguenze drammatiche sull’intera economia.

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