Cos’è l’Austerity?

Il termine Austerity si riferisce ad una metodologia di salvataggio dell’economia di una nazione che versa in condizioni di recessione (o depressione economica)

Cos'è l'Austerity?
Cos’è l’Austerity? Il termine Austerity si riferisce ad una metodologia di salvataggio dell’economia di una nazione che versa in condizioni di recessione (o depressione economica). Le misure prevedono tagli ed azioni di contenimento alle spese pubbliche, spending review, stretta sulle pensioni, innalzamento del gettito fiscale e riduzione del deficit pubblico.

Quindi, banche e Governi sostenitori dell’Austerity ritengono che, nel caso di profonde crisi economiche, sia necessario intervenire sulla spesa pubblica e sui salari, mediante l’impiego di misure di contenimento delle uscite. Solo mediante queste misure (come snellimento della burocrazia, spending review, ecc.) si rende l’economia di uno Stato più competitiva ed in grado di tornare a crescere.

In realtà, invece, questa politica economica messa in atto dai Governi non consente di raggiungere i risultati auspicati e non risolve le crisi finanziarie. Anzi, in certi casi, l’Austerity ha aggravato le crisi economiche e recessive dello Stato che ha adottato le misure di contenimento delle spese pubbliche e dei salari nazionali.

Storia dell’Austerity

Le politiche economiche di Austerity (conosciute come “politiche del rigore”) acquisirono rilevanza durante la Grande Depressione negli Stati Uniti negli anni ’30 del XX secolo.

L’economista britannico (padre della macroeconomia) John Maynard Keynes divenne il pianificatore e fondatore delle strategie della cosiddetta “rivoluzione keynesiana” volte a perseguire la ripresa degli States dopo la profonda crisi del 1929.

Tra i provvedimenti Keynesiani attuati dal governo statunitense vi fu l’interruzione delle misure di Austerity dato che queste non furono in grado di far ripartire l’economia.

Innanzitutto, in ogni sistema economico in cui siano messe in atto troppe misure di austerità, la conseguenza dei troppi tagli alle spese e dell’incremento delle tasse ed imposte, ha come effetto collaterale l’eccessivo risparmio di denaro da parte della collettività. Di conseguenza, il rigore e le misure troppe restrittive portano ad un taglio ed una riduzione dei consumi e del livello di spesa da parte di tutti i cittadini che diventano meno ricchi e la liquidità generale diminuisce. Quindi, l’Austerity provoca solo un’ulteriore aggravamento della recessione economica, della fiducia sui mercati finanziari e della riduzione del PIL.

Perché i Governi ricorrono all’Austerity

Nonostante il fallimento della politica economica dell’Austerity, i Governi che corrono il rischio di non essere in grado di adempiere agli obblighi bancari assunti continuano ad adottare misure severe e rigorose.

Questo può avvenire quando, in uno scenario macroeconomico nazionale, le banche e gli investitori perdono fiducia nella capacità della politica nazionale di risanare e di adempiere le obbligazioni statali. In questi casi, il Governo può essere obbligato dalle istituzioni finanziarie internazionali, quali il Fondo monetario internazionale (FMI), di implementare ed adottare immediatamente misure di Austerity come temporanea soluzione di aggiustamento strutturale dell’economia nazionale.

Secondo i sostenitori di questa politica economica, lo scopo del Governo è quello di dimostrare ai creditori la solvibilità a medio-lungo termine del Sistema Paese. In questo modo, la politica economica dell’Austerity stimolerebbe la ripresa economica grazie alla maggior fiducia degli investitori nell’acquisizione di Bond garantiti dallo Stato per risanare e ripianare il deficit.

Austerity in Italia

La politica economica italiana ha adottato misure di Austerity con i governi di Lamberto Dini, di Romano Prodi e di Mario Monti (ad esempio, per far fronte all’entrata dell’Italia nell’Unione economica e monetaria dell’UE).

Nello specifico, però, il termine Austerity indica un periodo della storia (tra il 1973 ed il 1974), durante il quale molti governi dei Paesi occidentali, compreso quello italiano, furono costretti ad emanare disposizioni volte al drastico contenimento del consumo energetico, in seguito alla crisi petrolifera del 1973. Il programma di Austerity fu approvato durante il Consiglio dei ministri convocato il 22 novembre 1973.Le misure varate ebbero un grande impatto sul modo di vita degli italiani.

I fattori che determinarono la crisi furono:
  • Aumento dei costi di trasporto petrolifero dipendente dalla chiusura del Canale di Suez, diventato impraticabile con le guerre arabo-israeliane tra il 1967 ed il 1973. Le petroliere dovevano circumnavigare il continente africano;
  • Aumento delle royalty dei paesi mediorientali produttori di greggio;
  • Embargo petrolifero da questi a danno di Europa e USA, alleati di Israele, a seguito della sconfitta egiziana, dopo l’attacco allo Stato ebraico nell’ottobre 1973, meglio noto come la Guerra dello Yom Kippur.
Le conseguenze in Italia:
  • Dal 2 dicembre del 1973 venne imposto il divieto di circolazione nei giorni festivi dei mezzi privati (pena pesanti sanzioni amministrative fino ad 1 milione di lire).
  • Per gli spostamenti domenicali i cittadini ripiegarono sul trasporto pubblico, bus turistici e sull’uso della bicicletta.
  • Furono bandite le insegne luminose animate e di grandi dimensioni.
  • Il telegiornale della sera del Programma Nazionale della Rai, che dal 1976 diventerà il TG1, fu anticipato alle ore 20:00 (orario che conserva tuttora).
  • I cinema chiusero alle 22:00, mentre le trasmissioni televisive della Rai terminavano alle 22:45.
  • La velocità sulle strade venne limitata a 100 km/h sulle strade extraurbane e 120 km/h sulle autostrade.

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