I Paesi Ue hanno speso 400 miliardi di euro per ridurre l’impatto del rialzo dei prezzi dell’energia su famigli le imprese dopo lo stop all’importazione di metano russo

Quasi 400 miliardi di euro. È quanto hanno dovuto pagare i Paesi dell’Unione Europea nel 2022 per sovvenzionare i prezzi del gas e dell’energia elettrica, cercando di attenuare l’impatto sulle famiglie e sulle imprese a seguito dell’interruzione del gas russo, decisa dopo l’invasione dell’Ucraina iniziata il 24 febbraio 2022

I Paesi Ue hanno speso 400 miliardi di euro per ridurre l'impatto del rialzo dei prezzi dell'energia su famigli le imprese dopo lo stop all'importazione di metano russo

I Paesi Ue hanno speso 400 miliardi di euro per ridurre l’impatto del rialzo dei prezzi dell’energia su famigli le imprese dopo lo stop all’importazione di metano russo. Quasi 400 miliardi di euro. È quanto hanno dovuto pagare i Paesi dell’Unione Europea nel 2022 per sovvenzionare i prezzi del gas e dell’energia elettrica, cercando di attenuare l’impatto sulle famiglie e sulle imprese a seguito dell’interruzione del gas russo, decisa dopo l’invasione dell’Ucraina iniziata il 24 febbraio 2022.

Nonostante questa spesa ingente, il tetto ai prezzi e le nuove regole sullo stoccaggio, persistono problemi di approvvigionamento e la solidarietà tra i paesi membri è ancora carente. Questo è il giudizio della Corte dei Conti europea, che controlla come viene speso il budget dell’UE per assicurarsi che i soldi dei contribuenti siano usati correttamente.

In una relazione sulla sicurezza delle forniture energetiche presentata recentemente, la Corte avverte: “Se l’UE vuole essere pienamente preparata ad affrontare una nuova crisi del gas, c’è ancora molto da fare. Nonostante le misure di emergenza adottate in risposta all’uso del gas come arma da parte della Russia, i benefici di tali azioni non sono sempre chiari“. Inoltre, sottolineano che ulteriori sfide devono essere affrontate per garantire la sicurezza dell’approvvigionamento di gas a lungo termine, come la maggiore dipendenza dal gas naturale liquefatto (GNL) e la necessità di ridurre le emissioni di carbonio.

L’abbandono rapido delle importazioni di gas dalla Russia, che nel 2021 rappresentavano il 45% di tutte le importazioni di gas dell’UE, ha creato una crisi dell’offerta, causando una crisi di accessibilità economica. Nell’agosto del 2022, i prezzi all’ingrosso del gas hanno raggiunto un picco di 339 euro per megawattora, rispetto ai 51 euro/MWh dell’agosto 2021. Per mitigare questa crisi, i paesi dell’UE hanno speso quasi 400 miliardi di euro nel 2022.

La Corte dei Conti ha avviato un’indagine per verificare se la Commissione Europea ha istituito un quadro efficace per la sicurezza dell’approvvigionamento di gas e se gli obiettivi fissati in risposta all’emergenza sono stati raggiunti. Durante la crisi, l’UE ha ridotto la domanda di gas del 15%, ma non è chiaro se questo sia dovuto solo alle misure adottate o anche a fattori esterni, come gli alti prezzi del gas e un inverno mite.

L’obbligo di riempimento degli impianti di stoccaggio del gas è stato rispettato, superando l’obiettivo del 90%, ma questi sono i normali livelli di riempimento pre-crisi. Inoltre, non è possibile valutare l’efficacia del tetto al prezzo del gas poiché i prezzi si sono mantenuti bassi dopo la sua introduzione.

Il processo di comunicazione dei piani preventivi e di emergenza degli Stati membri è giudicato «inefficiente e di valore aggiunto discutibile». Nel giugno 2023, la Commissione ha avviato 26 procedure di pre-infrazione per ricevere i piani mancanti. Al 15 gennaio 2024, aveva ricevuto 23 Piani di Azione Preventiva e 25 Piani di Emergenza. Anche i 13 gruppi di rischio regionali per i corridoi di arrivo del gas «non stanno ottenendo i risultati attesi» poiché diversi Stati membri non hanno fornito i dati necessari.

La strategia adottata presenta dunque diverse falle. La Corte conclude che l’UE deve consolidare il quadro per l’accessibilità economica del gas e avverte che molti Stati membri sono ancora riluttanti a firmare accordi bilaterali di solidarietà. Alcuni paesi potrebbero persino interrompere le forniture di gas a un vicino in caso di emergenza. Inoltre, la Corte sottolinea i progressi insufficienti in materia di cattura, stoccaggio e utilizzo del carbonio (CCUS), evidenziando ulteriori sfide per la sicurezza dell’approvvigionamento a lungo termine.

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