In un documento interno destinato ai dipendenti, la Commissione europea ha indicato i criteri da adottare per una comunicazione inclusiva
Ai dipendenti della Commissione europea sarà vietato dire “Buon Natale”? Sperando che il titolo piaccia a Bufale.net (scherziamo, ognuno può scegliere il titolo che meglio crede e nessun sito o social network può imporre le proprie seghe mentali), il Giornale sarebbe entrato in possesso di un documento ufficiale della Commissione europea, intitolato “#UnionOfEquality. European Commission Guidelines for Inclusive Communication“, in cui vengono indicati i criteri da adottare per i dipendenti della Commissione nella comunicazione interna ed esterna.
Nella premessa, il Commissario per l’uguaglianza Helena Dalli scrive: “dobbiamo sempre offrire una comunicazione inclusiva, garantendo così che tutti siano apprezzati e riconosciuti in tutto il nostro materiale indipendentemente dal sesso, razza o origine etnica, religione o credo, disabilità, età o orientamento sessuale“.
Cosa non si può dire?
- Vietato utilizzare nomi di genere come “operai o poliziotti“;
- Vietato usare il pronome maschile come pronome predefinito;
- Vietato organizzare discussioni con un solo genere rappresentato (solo uomini o solo donne);
- Vietato utilizzare “Miss o Mrs” a meno che non sia il destinatario della comunicazione a esplicitarlo;
- Vietato iniziare una conferenza rivolgendosi al pubblico con la consueta espressione “Signori e signore“, ma occorre utilizzare la formula neutra “cari colleghi“.
Il documento si sofferma anche su ambiti specifici come “gender” e “Lgbtiq“, su temi “razziali ed etnici“, su “culture, stili di vita e credenze“, con una tabella che indica cosa si può e cosa non si può fare.
“Fai attenzione a non menzionare sempre prima lo stesso sesso nell’ordine delle parole, o a rivolgerti a uomini e donne in modo diverso (ad esempio un uomo per cognome, una donna per nome). […] Quando scegli le immagini per accompagnare la tua comunicazione, assicurarsi che le donne e le ragazze non siano rappresentate in ambito domestico o in ruoli passivi mentre gli uomini sono attivi e avventurosi“. Inoltre, bisogna evitare di usare espressioni come “il fuoco è la più grande invenzione dell’uomo” ma bisogna dire dire “il fuoco è la più grande invenzione dell’umanità“.
Nel capitolo dedicato alle “culture, stili di vita o credenze“, la Commissione europea ci tiene a sottolineare di “evitare di considerare che chiunque sia cristiano” perciò “non tutti celebrano le vacanze natalizie […] bisogna essere sensibili al fatto che le persone abbiano differenti tradizioni religiose“.
Il massimo si raggiunge quando la Commissione europea invita a non utilizzare la frase “il periodo natalizio può essere stressante” ma dire “il periodo delle vacanze può essere stressante“. O, ancora, nella raccomandazione di usare nomi generici invece di “nomi cristiani“. Quindi, invece di “Maria e Giovanni sono una coppia internazionale“, bisogna dire “Malika e Giulio sono una coppia internazionale“.
E infine, bisogna evitare parole come “colonialismo“. Ad esempio, vietato dire “colonizzazione di Marte” o “insediamento umano su Marte“, e meglio affermare “inviare umani su Marte“.
Una nota
Come spesso accade in queste situazioni, alcuni media enfatizzano gridando allo scandalo e altri si affrettano a smentire. Qual è la verità? La verità è che se qualche giornale non avesse dato la notizia, nessuno saprebbe nulla. Quindi, menomale che è stata data la notizia.
Chi si affretta a smentire inizia sempre col denigrare l’utilizzo dei titoli, come se loro non usassero titoli che attirino l’attenzione del lettore. Tutti lo facciamo.
Poi, spiegano che sono raccomandazioni e nessuno cancellerà le feste o vieterà di dire “Buon Natale“. Beh, diciamo che chi ha precisato ha semplicemente messo una pezza non diciamo dove.
Sono linee guida irrispettose. Se, poi, vogliamo giocare al rispetto, le linee guida le potevano anche scrivere così: chi non crede nel Natale rispetti chi ci crede e faccia auguri di buon Natale.
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