Un 24enne è stato assolto dalle accuse di maltrattamenti e violenza sessuale nei confronti della sorella minorenne. La decisione è stata presa dal collegio della quinta sezione penale di piazzale Clodio, che ha ritenuto non credibile la testimonianza della ragazza, grazie a un alibi solido fornito da una diretta su YouTube
Un giovane di 24 anni, F.M., è stato assolto dalle accuse di maltrattamenti e violenza sessuale nei confronti della sorella minorenne, Paola (nome di fantasia). La decisione è stata presa dal collegio della quinta sezione penale di piazzale Clodio, che ha ritenuto non credibile la testimonianza della ragazza, grazie a un alibi solido fornito da una diretta su YouTube.
I fatti risalgono al 5 gennaio 2018, quando Paola e il fratello erano a casa da soli. La ragazza ha raccontato che il fratello l’avrebbe bloccata e toccata in modo inappropriato. Tuttavia, non ha immediatamente riferito dell’accaduto ai genitori a causa di un presunto rapporto di sudditanza psicologica nei confronti del fratello.
La situazione è emersa solo il 6 luglio 2020, dopo una discussione con la madre. Paola ha contattato un numero di emergenza per minori e ha raccontato agli agenti di polizia il suo disagio familiare, inclusi maltrattamenti da parte del fratello e delle difficoltà con i genitori. Inizialmente, non ha menzionato gli abusi sessuali, ma ha chiesto garanzie sul suo allontanamento dalla casa.
Il processo ha visto la testimonianza di Paola ripetuta in diverse occasioni. Tuttavia, il collegio giudicante ha trovato incongruenze nel suo racconto. L’assoluzione del giovane è stata possibile grazie alla registrazione della diretta su YouTube, durante la quale F.M. e un amico stavano giocando a un videogioco per oltre 24 ore nella stessa serata in cui si sarebbero verificati gli abusi.
L’avvocato difensore ha sottolineato che il video dimostra che l’episodio descritto dalla sorella non poteva essere accaduto come riportato. La richiesta del pubblico ministero era stata di sette anni e sei mesi di carcere per F.M., ma la sentenza finale ha ribaltato le accuse, liberando il giovane da un’accusa infamante.