Risulta positivo al test antidroga e viene sospeso dal lavoro, ma il giudice lo reintegra

Un dipendente della multiutility di Venezia, Veritas, viene sospeso dal lavoro dopo essere risultato positivo al test antidroga. Il dipendente fa ricorso al giudice che, dopo aver esaminato il caso, decide di reintegrarlo nel posto di lavoro

Risulta positivo al test antidroga e viene sospeso dal lavoro, ma il giudice lo reintegra

Un dipendente della multiutility di Venezia, Veritas, è stato sospeso dal lavoro dopo essere risultato positivo al test antidroga. L’azienda ha preso questa decisione considerando l’impatto che le scelte personali del dipendente possono avere sull’organizzazione del lavoro e sulla sicurezza pubblica, dato che Veritas gestisce servizi essenziali come l’igiene urbana, il servizio idrico e i servizi cimiteriali nella città di Venezia.

La società ha dichiarato di non aver ritenuto opportuno ricollocare il dipendente in altre mansioni, preferendo sospenderlo temporaneamente dalle sue attività e dalla retribuzione, pur lasciandolo in ferie per il tempo strettamente necessario fino al recupero della negatività ai test antidroga. Veritas ha sottolineato l’importanza di garantire la sicurezza sul lavoro e il rispetto degli interessi pubblici, bilanciandoli con le scelte “private” dei dipendenti riguardo all’uso di sostanze stupefacenti o psicotrope.

Gli avvocati rappresentanti di Veritas hanno sottolineato che il datore di lavoro deve rispettare la privacy e le scelte di vita dei propri dipendenti, ma non può subire le conseguenze negative di tali scelte quando influenzano il servizio pubblico. Hanno inoltre argomentato che non è giusto premiare i dipendenti che rendono impossibile lo svolgimento delle loro mansioni assumendo sostanze che influenzano la loro capacità lavorativa, né costringere il datore di lavoro a modificare l’organizzazione aziendale in conseguenza di tali scelte.

Tuttavia, il dipendente ha fatto ricorso al giudice che, dopo aver esaminato il caso, ha deciso di reintegrarlo nel posto di lavoro. Il giudice ha motivato la sua decisione sostenendo che il dipendente dovrebbe essere tutelato nel suo percorso di riabilitazione e che il suo “atto volontario” non dovrebbe compromettere la sua opportunità di mantenere il lavoro.

L’azienda, non soddisfatta della decisione del giudice, ha annunciato l’intenzione di proporre ricorso in Cassazione. Il caso solleva questioni delicate riguardanti i diritti dei dipendenti, la sicurezza sul lavoro e il rispetto degli interessi pubblici, e potrebbe avere conseguenze significative sulle politiche aziendali e sulle leggi del lavoro.

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