Un operaio dell’ex sito nucleare di Casaccia, vicino Roma, è stato contaminato da plutonio. L’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare (Isin) ha avviato un’ispezione per chiarire l’accaduto e ha già effettuato una prima verifica, mentre una seconda ispezione è prevista nei prossimi giorni. Le condizioni dell’operaio non sembrano gravi e non ci sono rischi di contaminazione per l’ambiente esterno, secondo quanto dichiarato da Sogin, la società che gestisce il sito
Un operaio è stato contaminato da plutonio nell’ex sito nucleare di Casaccia, situato vicino Roma. L’incidente è avvenuto il 21 novembre durante attività di gestione di rifiuti radioattivi. Secondo quanto riportato dall’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare (Isin), i livelli di contaminazione riscontrati sull’operaio erano mille volte superiori ai limiti di tolleranza. Tuttavia, le condizioni di salute dell’uomo non fanno prevedere conseguenze gravi.
Dopo la scoperta, l’Isin ha avviato un’ispezione per capire come sia potuta verificarsi la contaminazione e per verificare eventuali problemi nei sistemi di sicurezza. I responsabili della struttura sono stati ascoltati per chiarire la dinamica dell’accaduto. Una seconda ispezione è già programmata per i prossimi giorni.
Il Partito Democratico ha presentato un’interrogazione parlamentare chiedendo al ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, di fornire aggiornamenti sulla situazione. I deputati vogliono sapere se il ministro è stato informato tempestivamente e quali misure siano state adottate per garantire la sicurezza della popolazione.
La società Sogin, che gestisce l’impianto, ha dichiarato che non si è trattato di un “incidente nucleare” e ha escluso contaminazioni all’esterno del sito. Hanno anche affermato di aver informato immediatamente le autorità competenti e che sono state attivate le procedure necessarie per tutelare la salute dei lavoratori. I monitoraggi effettuati hanno mostrato valori rassicuranti.
Sogin ha sottolineato che continuerà a monitorare la situazione e che il materiale radioattivo presente nell’impianto è in quantità minime. L’area di Casaccia è stata gestita dalla Sogin dal 2003 e in passato si sono già verificati incidenti simili, ma con conseguenze meno gravi.