Secondo un nuovo rapporto dell’Ocse sull’analfabetismo funzionale, 1/3 degli italiani adulti non è in grado di comprendere un testo complesso o eseguire calcoli matematici basilari. Lo studio analizza le competenze base della popolazione adulta (tra i 16 e i 65 anni) in 31 paesi avanzati, e colloca l’Italia agli ultimi posti per capacità di lettura, calcolo e risoluzione di problemi
Un nuovo rapporto dell’Ocse sull’analfabetismo funzionale, pubblicato il 10 dicembre 2024, fotografa una situazione preoccupante per l’Italia: un terzo degli italiani adulti non è in grado di comprendere un testo complesso o eseguire calcoli matematici basilari. Lo studio analizza le competenze base della popolazione adulta, tra i 16 e i 65 anni, in 31 paesi avanzati, e colloca l’Italia agli ultimi posti per capacità di lettura, calcolo e risoluzione di problemi.
Lo studio, condotto tra il 2022 e il 2023 su un campione di 160.000 persone, mostra un peggioramento rispetto alla precedente rilevazione del 2013. Inoltre, evidenzia un ampliamento delle disuguaglianze sociali e culturali, che rischia di aggravare ulteriormente il divario già esistente rispetto ad altri paesi.
I dati parlano chiaro:
- Comprensione del testo: gli italiani ottengono in media 245 punti, contro una media Ocse di 260.
- Abilità di calcolo: il punteggio medio italiano è di 244 punti, rispetto ai 263 della media Ocse.
- Risoluzione di problemi: l’Italia registra 231 punti, molto al di sotto della media Ocse di 250.
La situazione italiana non è però un caso isolato. L’Ocse sottolinea che circa un terzo dei lavoratori nei paesi avanzati non possiede le competenze adeguate per il proprio lavoro, un problema diffuso che ostacola innovazione e crescita economica.
La distanza tra l’Italia e i paesi con migliori risultati è significativa. Finlandia, Giappone, Paesi Bassi, Norvegia e Svezia guidano la classifica in tutte le competenze analizzate.
In Italia, il 35% degli adulti raggiunge solo il livello 1 (il più basso) nella comprensione del testo, rispetto a una media Ocse del 27%. Secondo il rapporto, le persone in questa fascia riescono a comprendere solo testi brevi con informazioni chiaramente indicate.
La situazione è ancora più critica nella matematica, dove più di due terzi degli italiani sanno eseguire solo calcoli elementari, collocando il paese al quartultimo posto nella classifica globale. Nella risoluzione di problemi, il 46% degli italiani non supera il livello 1, contro una media Ocse del 29%.
Una delle cause principali di questa situazione è la scarsa diffusione della formazione continua. Nei paesi nordici, come la Finlandia, l’apprendimento prosegue per tutta la vita lavorativa, mentre in Italia si interrompe spesso con la fine del percorso scolastico.
Questo gap formativo si riflette anche nei risultati universitari. I laureati italiani mostrano competenze inferiori rispetto ai diplomati finlandesi, evidenziando una criticità del sistema educativo nazionale.
Il basso livello di competenze ha un impatto diretto sul mondo del lavoro. Nei paesi avanzati, tre lavoratori su dieci svolgono mansioni non allineate con la loro preparazione, con conseguenze sia economiche che personali.
S secondo il rapporto, chi lavora in ruoli che non richiedono il proprio livello di istruzione percepisce stipendi mediamente più bassi del 12% rispetto a chi ha un lavoro adeguato alle proprie competenze. Inoltre, queste persone hanno una probabilità inferiore di quattro punti percentuali di dichiarare un’alta soddisfazione di vita, suggerendo un senso di potenziale sprecato.
Nonostante l’aumento dell’uso di internet tra la popolazione italiana, passato dal 76% al 93% nell’ultimo decennio, le competenze digitali rimangono scarse. Molti adulti italiani trovano difficoltà nell’utilizzo degli strumenti digitali per risolvere problemi complessi, e questo gap è particolarmente evidente nelle fasce d’età più avanzate.