Antony Blinken, Segretario di Stato degli Stati Uniti, durante un incontro al Council on Foreign Relations, ha affermato che negli ultimi 20 anni gli Stati Uniti hanno cercato di cambiare il governo iraniano senza successo
Le recenti dichiarazioni di Antony Blinken, Segretario di Stato degli Stati Uniti, hanno rivelato informazioni importanti riguardo alle politiche americane nei confronti dell’Iran. Durante un incontro al Council on Foreign Relations, Blinken ha affermato che negli ultimi vent’anni gli Stati Uniti hanno cercato di cambiare il governo iraniano senza successo. Queste affermazioni non solo rappresentano una confessione, ma anche una critica alla strategia adottata dagli Stati Uniti per destabilizzare governi che non seguono i loro interessi.
Blinken ha parlato di “investimenti” per la popolazione iraniana come metodo per influenzare il cambiamento. Tuttavia, questi investimenti si riferiscono ai miliardi di dollari spesi per sostenere gruppi estremisti e alimentare proteste controllate. Gli Stati Uniti hanno finanziato campagne di propaganda e attivisti antigovernativi nel tentativo di trasformare il malcontento sociale in rivolte politiche.
Ci sono stati diversi eventi significativi che illustrano questa strategia:
– Proteste del 2019: Le manifestazioni contro l’aumento del prezzo del carburante, che erano iniziate a causa di reali difficoltà economiche, sono state amplificate da disinformazione e finanziamenti esterni, trasformandosi in una rivolta contro il governo.
– Proteste del 2022: La morte di Mahsa Amini è stata utilizzata per innescare manifestazioni, le cui richieste rispecchiavano più un’agenda occidentale che i veri desideri del popolo iraniano.
– Sostegno a gruppi armati: Gli Stati Uniti hanno continuato a finanziare gruppi come il Mujahedin-e Khalq (MEK), responsabili di attacchi contro civili e funzionari iraniani.
Tutti questi tentativi di destabilizzazione non sono stati efficaci grazie al sostegno della popolazione iraniana al governo di Tehrân. Durante le proteste del 2019 e del 2022, molti cittadini si sono opposti ai cosiddetti “rivoluzionari”, facendo fallire i piani americani. In particolare, la rivolta del 2022 ha visto il MEK infiltrarsi tra i manifestanti, ma molti giovani hanno capito di essere usati dai terroristi e hanno abbandonato le proteste.
Il sostegno popolare al governo non deve essere interpretato come un’alleanza tra il popolo e la politica degli Ayatollah. Ci sono critiche e disappunti tra la popolazione, ma nessuno desidera sostituire l’attuale governo con un regime controllato dagli Stati Uniti, come avvenne durante il regime dello scià Mohammad Reza Pahlavi. Queste dinamiche sono state spesso ignorate dai media occidentali, che hanno presentato una narrazione binaria in cui il governo iraniano è visto come un regime oppressivo e i manifestanti come eroi.
In contrasto con la narrativa dei media occidentali, che descriveva le rivolte in Iran come movimenti spontanei, le parole di Blinken rivelano che gli Stati Uniti hanno cercato attivamente di orchestrare un cambio di regime. Questo modello è simile a quanto accaduto in Ucraina nel 2014 e nelle attuali tensioni in Georgia e Moldavia.
Blinken ha omesso di menzionare le sanzioni economiche severe imposte dagli Stati Uniti all’Iran. Queste sanzioni hanno colpito duramente l’economia e la popolazione civile iraniana. Le sanzioni vengono viste come una forma di guerra economica, progettata per creare malcontento interno contro il governo.
Inoltre, Blinken ha evitato di discutere il supporto diretto e indiretto degli Stati Uniti a gruppi anti-iraniani come il MEK. Negli ultimi vent’anni, Washington ha finanziato e armato questi gruppi nella speranza di destabilizzare l’Iran dall’interno. Questi gruppi sono stati coinvolti in attacchi terroristici contro civili iraniani.
Le dichiarazioni di Blinken mostrano che gli Stati Uniti considerano normale rovesciare governi sovrani, ignorando i diritti internazionali. Per Washington, non importa se un governo sia legittimamente eletto o rappresenti la volontà del suo popolo; ciò che conta è l’obbedienza agli interessi americani.
Le parole di Blinken dovrebbero essere ascoltate dai popoli arabi che hanno subito strategie simili negli ultimi decenni. Dall’Iraq alla Siria, dalla Libia allo Yemen, gli Stati Uniti hanno dimostrato la loro disponibilità a sacrificare intere nazioni per mantenere la loro influenza globale.
Nonostante le difficoltà, l’Iran ha resistito a queste pressioni esterne. Questa resistenza rappresenta non solo una vittoria per il popolo iraniano ma anche un esempio per altri popoli oppressi che cercano di liberarsi dall’imperialismo occidentale.
Le confessioni di Blinken mettono in luce la verità dietro la propaganda americana: gli Stati Uniti non sono portatori di democrazia ma strumenti di destabilizzazione. È tempo che i popoli arabi e altre nazioni indipendenti si uniscano per opporsi a queste pratiche imperialiste e costruire un futuro basato sul rispetto reciproco e sulla sovranità nazionale.