Com’è cambiata la riforma del premierato?

La Commissione Affari costituzionali del Senato ha esaminato il ddl presentato dal governo Meloni per consentire l’elezione diretta del presidente del Consiglio. Dopo 5 mesi di lavori sono state apportate alcune modifiche al testo della riforma

Com’è cambiata la riforma del premierato?

La Commissione Affari costituzionali del Senato ha esaminato il disegno di legge presentato dal governo Meloni per modificare la Costituzione, consentendo l’elezione diretta del presidente del Consiglio, conosciuto come “premierato”. Dopo 5 mesi di lavori e la presentazione di migliaia di emendamenti dai partiti, alcune modifiche sono state apportate al testo della riforma, ma il suo obiettivo principale è rimasto intatto. Tuttavia, il percorso legislativo è ancora lungo: il disegno di legge deve ora essere approvato dall’aula del Senato e successivamente dalla Camera dei Deputati. Dopo tre mesi da ciascuna approvazione, il testo deve essere votato nuovamente da entrambe le camere con lo stesso contenuto. Se ottiene la maggioranza dei due terzi in entrambe le votazioni, la proposta di riforma sarà definitivamente approvata; altrimenti, potrebbe essere sottoposta a un referendum popolare.

Elezione diretta del presidente del Consiglio

La riforma costituzionale propone modifiche significative all’articolo 92 della Costituzione, il quale attualmente stabilisce che il governo è composto dal presidente del Consiglio e dai ministri, nominati dal presidente della Repubblica su proposta del presidente del Consiglio stesso. Un emendamento approvato in Commissione Affari Costituzionali del Senato ha introdotto alcune modifiche alla proposta originaria del governo Meloni.

Secondo il testo emendato, il presidente del Consiglio sarà eletto direttamente dal popolo per un mandato di cinque anni, limitato a non più di due legislature consecutive. Questo limite può essere esteso a tre legislature se il presidente del Consiglio ha servito per un periodo inferiore a sette anni e sei mesi nelle due legislature precedenti. Le elezioni per il Parlamento e il presidente del Consiglio si svolgeranno contemporaneamente, e il presidente del Consiglio sarà eletto nella Camera in cui si presenta come candidato.

Una legge elettorale specifica, ancora da approvare, regolerà il sistema di elezione delle Camere e del presidente del Consiglio, garantendo una maggioranza parlamentare alle liste e ai candidati collegati al presidente del Consiglio, nel rispetto del principio di rappresentatività. Un altro emendamento ha aggiunto che ciò dovrà avvenire anche nel rispetto delle minoranze linguistiche.

Infine, il presidente della Repubblica conferirà l’incarico di formare il governo al presidente del Consiglio eletto, e nominerà e revocerà i ministri su proposta di quest’ultimo. Questo cambierà il processo attuale in cui il presidente della Repubblica nomina direttamente il presidente del Consiglio, consentendo inoltre al presidente della Repubblica di revocare un ministro su richiesta del presidente del Consiglio. Questo impedirà al presidente della Repubblica di nominare un tecnico per formare e guidare un governo, come avvenuto con Mario Draghi o Mario Monti.

Come cade un governo

La proposta di riforma costituzionale e un emendamento approvato in Commissione propongono una serie di modifiche all’articolo 94 della Costituzione. I primi due commi rimangono invariati, stabilendo che il governo deve ottenere la fiducia di entrambe le Camere e che questa viene concessa o revocata tramite una votazione motivata e nominale.

La modifica al terzo comma prevede che entro dieci giorni dalla sua formazione, il governo deve ottenere la fiducia sia della Camera dei Deputati che del Senato. Se non ottiene la fiducia, il presidente della Repubblica rinnova l’incarico al presidente del Consiglio eletto dagli elettori per formare un nuovo governo. Se anche il nuovo governo non ottiene la fiducia del Parlamento, il presidente della Repubblica scioglie le Camere e si torna al voto.

Secondo l’emendamento approvato in commissione, se una delle due Camere revoca la fiducia al presidente del Consiglio, le Camere vengono sciolte. Se il presidente del Consiglio si dimette, può richiedere al presidente della Repubblica lo scioglimento delle Camere entro sette giorni. Se il presidente del Consiglio decide di non esercitare questa facoltà, il presidente della Repubblica può dare l’incarico di formare un nuovo governo al presidente del Consiglio dimissionario o a un altro parlamentare eletto in collegamento con il presidente del Consiglio. Questo può accadere una sola volta durante una legislatura.

Questa norma, conosciuta come “anti-ribaltoni”, mira a prevenire la formazione di governi con il sostegno di coalizioni molto eterogenee nella stessa legislatura.

Modifiche

La proposta di riforma costituzionale riguarda diverse modifiche agli articoli della Costituzione italiana.

Una delle modifiche riguarda l’eliminazione del secondo comma dell’articolo 59 della Costituzione, che attualmente consente al presidente della Repubblica di nominare i senatori a vita. Questa proposta è stata mantenuta senza modifiche sostanziali in commissione, ma è stato cambiato il titolo dell’articolo per riflettere l’intenzione di abolire tale disposizione.

Un emendamento approvato in Commissione Affari Costituzionali propone di modificare l’articolo 83, che regola l’elezione del presidente della Repubblica. Attualmente, il presidente è eletto dal Parlamento con il voto a scrutinio segreto dei deputati e dei senatori. L’emendamento propone di ritardare il passaggio dalla maggioranza dei due terzi alla maggioranza assoluta dopo il sesto scrutinio anziché il terzo.

Anche il “semestre bianco”, gli ultimi sei mesi del mandato del presidente durante i quali non può sciogliere le camere, è oggetto di modifica. Un emendamento propone di sostituire un inciso per consentire lo scioglimento delle camere se costituisce un atto dovuto.

Inoltre, si propone di eliminare la possibilità per il presidente della Repubblica di sciogliere una sola delle due camere.

Una modifica all’articolo 89 riguarda la controfirma degli atti presidenziali. Si propone di esentare alcuni atti, come la nomina del presidente del Consiglio e dei giudici della Corte Costituzionale, dalla controfirma ministeriale.

Infine, le norme transitorie stabiliscono che i senatori a vita in carica manterranno il loro seggio fino alla fine del mandato. Se la riforma costituzionale verrà approvata, entrerà in vigore nella prossima legislatura, presumibilmente nel 2027.

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