Calderoli sull’Autonomia differenziata: “correggeremo la legge, poi nessuno più rompa gli zebedei”

In una intervista a Repubblica, il ministro per gli Affari regionali spiega perchè l’impianto del testo ha retto: “La Consulta ha riscontrato solo 7 motivi su 60 di incostituzionalità”

Calderoli sull'Autonomia differenziata: correggeremo la legge, poi nessuno più rompa gli zebedei

Roberto Calderoni, ministro per gli Affari regionali che ha firmato la legge sull’autonomia differenziata in alcuni punti giudicata non conforme dalla Corte Costituzionale, intervistato da Repubblica sottolinea di aver arato “un campo incolto e se la Corte mi dà suggerimenti sono contento”.

E’ stata l’opposizione a chiedere l’esame della Consulta sull’autonomia, “quindi se ora applichiamo i suggerimenti costituzionali, nessuno deve più rompermi gli zebedei. Ne ho visto di peggio – aggiunge – qui si tratta di 7 punti. Ricordo quando il Porcellum fu dichiarato del tutto incostituzionale: lo prevedevo, perché scrissi quella legge elettorale sotto la spada di Damocle delle imposizioni politiche”.

Tuttavia, assicura, l’autonomia andrà avanti perché “non ci fermiamo”. “Ho rispetto dei giudici e ne osserverò le prescrizioni. Non entro nelle polemiche con le toghe. La sinistra si attenga a sua volta a votare le modifiche obbligate in senso costituzionale”, dice ancora.

Calderoli respinge l’idea di aver “preso negativamente il pronunciamento della Corte, non è cosi’. Ho il massimo rispetto dei giudici costituzionali. Certo, sarei stato più contento se mi avessero detto ‘tutto a posto’. Ma ho l’umiltà e l’orgoglio di chi ha percorso una terra sconosciuta e nuova”.

Il ministro ricorda come ci siano stati tentativi in direzione dell’autonomia quali quello di Francesco Boccia e Maristella Gelmini, nonché tentativi di intesa con le Regioni. “Tutti hanno fallito. Io sono riuscito a fare approvare in Parlamento una legge sull’autonomia e non avevo la verità in tasca”. La pronuncia della Consulta “mi serve per correggere una legge in modo che possa corrispondere a quanto la Costituzione prescrive”, sottolinea Calderoli.

“Rispetto alle censure della Consulta, a mia discolpa ho il fatto di avere usato una prassi consolidata al passato e di muovermi un terreno incognito”. Inoltre, è “una sciocchezza” dire che dell’autonomia è rimasto in piedi solo lo scheletro. “La mia legge è fatta di 11 articoli e 45 commi” precisa. “Le Regioni di centrosinistra contestano 43 dei 45 commi. La Consulta ha riscontrato 7 motivi su sessanta di incostituzionalità. Risultato, l’impianto della legge ha retto” rimarca il ministro.

Quanto ai lep, “ho intenzione di presentare una legge delega ad hoc. Per il resto emendamenti. Entro fine 2025 dovremmo esserci”.

Pensa che il referendum si farà?
“Dove è scritto che vorrei spaccare in Italia? L’autonomia è solidale, forse anche troppo rispetto al comportamento di alcune Regioni. A me il referendum non fa paura perché non ho mai creduto che fosse ammissibile. E non lo credo ancora di più ora dopo l’intervento della Consulta”.

Calderoli poi conclude sottolineando come tra autonomia e premierato non ci sia competizione: “I percorsi sono ampiamente separati e tali resteranno”.

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