Israele da mesi prova a screditare l’agenzia Onu dei rifugiati palestinesi su Google

Da diversi mesi, chi cerca su Google informazioni sull’Unrwa (l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi) si imbatte in annunci sponsorizzati dal governo israeliano che secondo l’agenzia diffonderebbero disinformazione

Israele da mesi prova a screditare l’agenzia Onu dei rifugiati palestinesi su Google

Israele da mesi prova a screditare l’agenzia Onu dei rifugiati palestinesi su Google. Da diversi mesi, chi cerca informazioni sull’Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi, si imbatte spesso in annunci sponsorizzati dal governo israeliano che secondo l’agenzia diffonderebbero disinformazione. Un caso specifico risale a gennaio, quando Mara Kronenfeld, direttrice di Unrwa USA, stava cercando online il nome della sua organizzazione, che raccoglie fondi per l’Unrwa negli Stati Uniti. Nei risultati di ricerca, invece di un link collegato all’agenzia Onu, è comparso un annuncio pubblicitario israeliano. Il sito di destinazione, che a prima vista sembrava promuovere l’Unrwa, in realtà conteneva accuse mirate contro l’agenzia e invitava a non fidarsi del suo operato.

Israele ha accusato alcuni dipendenti dell’Unrwa di essere coinvolti nell’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre e ha affermato che l’agenzia nasconderebbe attività del gruppo radicale palestinese, chiedendo ai governi, incluso quello degli Stati Uniti, di sospendere i finanziamenti. Kronenfeld sospetta che questa campagna abbia come obiettivo anche la sua organizzazione, Unrwa USA, cercando di scoraggiarne i donatori e ridurne le risorse.

Nonostante le tensioni e le accuse, Unrwa USA ha continuato a raccogliere fondi, arrivando a raccogliere 32 milioni di dollari da 73.000 donatori nel 2023, una cifra notevolmente superiore rispetto ai 5 milioni raccolti l’anno precedente. Tuttavia, il governo israeliano ha acquistato annunci che appaiono tra i risultati di ricerca di Google per termini come “Unrwa” e “Unrwa USA“. Questi annunci, una volta cliccati, portano a una pagina governativa piena di critiche contro l’Unrwa, accusandola di non rispettare la neutralità richiesta e di non contrastare adeguatamente possibili infiltrazioni di Hamas. In risposta, Kronenfeld ha affermato che l’Unrwa richiede ai suoi dipendenti di essere indipendenti da interessi militari e ha sottolineato che l’agenzia conduce regolari ispezioni, pur riconoscendo la necessità di controlli più frequenti.

Kronenfeld e il suo team hanno chiesto aiuto a Google per contrastare quella che definiscono una campagna di disinformazione, ma la situazione ha evidenziato i limiti del controllo dell’azienda sugli annunci sponsorizzati. Secondo dati interni, tra maggio e luglio, gli annunci israeliani sono apparsi nel 44% delle ricerche correlate all’Unrwa, superando gli annunci di Unrwa USA, che sono comparsi solo nel 34% dei casi.

Kronenfeld ha dichiarato che misurare l’impatto effettivo di questa campagna è difficile, ma il suo gruppo ha dovuto spendere decine di migliaia di dollari in pubblicità per cercare di superare le offerte israeliane sugli spazi pubblicitari di Google. Nonostante ciò, l’organizzazione ha raggiunto un record di donazioni nella prima metà del 2023.

La vera preoccupazione di Kronenfeld è che gli americani possano essere influenzati dalla propaganda israeliana mentre cercano informazioni sull’Unrwa e sul suo ruolo nella crisi a Gaza. Oltre agli annunci di ricerca, Israele ha lanciato anche video pubblicitari negli Stati Uniti attraverso Google, accusando l’Unrwa di essere associata a Hamas e di assumere terroristi. Kronenfeld ha definito questa campagna “eccezionalmente forte” e ha esortato il pubblico a prendere coscienza di quanto sta accadendo, soprattutto in un momento in cui le vite civili a Gaza sono in pericolo.

Google ha risposto attraverso il suo portavoce Jacel Booth, che ha dichiarato che i governi possono pubblicare annunci purché rispettino le politiche dell’azienda. Ha sottolineato che Google applica queste politiche in modo coerente e senza pregiudizi e ha invitato utenti e dipendenti a segnalare eventuali violazioni. Tuttavia, Wired US ha riferito che nonostante numerose richieste, il consolato israeliano a New York non ha fornito commenti sulla questione.

La reazione dell’Unrwa

L’Unrwa utilizza circa 1,5 miliardi di dollari all’anno in donazioni per gestire un’ampia rete di aiuti destinati ai rifugiati palestinesi, con circa 30.000 dipendenti impiegati per fornire istruzione, cibo e assistenza sanitaria. Molti dei sostenitori dell’agenzia ritengono che Israele sia critico nei suoi confronti perché l’Unrwa contribuisce a mantenere lo status di rifugiati dei palestinesi, il che potrebbe, in futuro, permettere loro di reclamare i territori occupati.

In risposta alle accuse israeliane, l’Unrwa ha intrapreso azioni concrete, licenziando 13 dipendenti, tra cui nove che erano coinvolti nell’attacco di Hamas dell’anno precedente. Le prove per questi licenziamenti sono state fornite da Israele. In seguito a queste accuse, gli Stati Uniti hanno sospeso i finanziamenti all’agenzia a partire da gennaio, anche se altri paesi come la Germania e la Svizzera, che avevano inizialmente tagliato i fondi, hanno successivamente ripristinato il loro supporto.

Il commissario generale dell’Unrwa, Philippe Lazzarini, ha difeso il ruolo neutrale e cruciale dell’agenzia, sottolineando l’impegno dell’ente a garantire che i suoi membri non abbiano legami con Hamas. Kronenfeld, direttrice di Unrwa USA, ha dichiarato di sentirsi rassicurata dagli sforzi di trasparenza dell’agenzia, e ha spiegato che le sue radici familiari, essendo ebrea e nipote di un sopravvissuto al regime nazista, l’hanno resa sensibile alla causa dei rifugiati.

Dal suo ingresso in Unrwa USA nel 2020, Kronenfeld ha lavorato per rafforzare la pubblicità online dell’agenzia, con l’obiettivo di massimizzare l’efficacia delle donazioni. Quest’anno, nonostante la competizione pubblicitaria con Israele, Unrwa USA ha registrato un ritorno sull’investimento straordinario, con 25 dollari raccolti per ogni dollaro speso. Tuttavia, la campagna israeliana su Google ha limitato la visibilità dell’organizzazione, influenzando le aste pubblicitarie e riducendo il numero di utenti raggiunti.

A gennaio, Kronenfeld e il suo team hanno segnalato a Google alcuni annunci israeliani che apparivano con titoli fuorvianti, come “Unrwa per i diritti umani“. In seguito alla segnalazione, Google ha rimosso quei link, ma non ha fornito spiegazioni precise. Tuttavia, a maggio, Israele ha ripreso la promozione di contenuti simili, modificando leggermente i titoli per renderli più espliciti, con frasi come “Neutralità dell’Unrwa compromessa” o “Israele svela i problemi dell’Unrwa“. Kronenfeld ha riferito che questi annunci, considerati fuorvianti dall’agenzia, sono stati diffusi sia negli Stati Uniti che in Europa e ad agosto continuavano ad apparire su Google, nonostante le denunce presentate.

Unrwa USA ha anche lamentato che questi link sponsorizzati violano le politiche di Google, che vietano contenuti che possano minare la fiducia in processi democratici o che utilizzino marchi registrati in modo ingannevole. Google ha respinto un reclamo commerciale dell’Unrwa, sostenendo che l’agenzia non ha registrato il suo marchio in Giordania, dove è registrato il suo account pubblicitario.

La campagna israeliana non è facilmente monitorabile, poiché molti degli annunci non appaiono nel Centro per la trasparenza degli annunci di Google. Il portavoce dell’azienda, Jacel Booth, ha affermato che gli esempi di annunci anti-Unrwa forniti da Wired non violano le politiche aziendali.

Secondo uno studio, circa un terzo dei ricavi pubblicitari di Google, pari a 50 miliardi di dollari, deriva da annunci che compaiono quando gli utenti cercano un marchio o un’organizzazione specifica. Gli esperti ritengono che Israele stia investendo somme significative per garantire che i suoi annunci continuino a essere visualizzati e ci sono dubbi sul fatto che Google possa sacrificare questi profitti intervenendo.

Nonostante alcune misure restrittive adottate da Google in passato per argomenti sensibili, come durante le elezioni statunitensi del 2020 o la pandemia di Covid-19, la società ha scelto di non intervenire sulle ricerche correlate all’Unrwa, anche in relazione alla guerra in corso. Alcuni dipendenti di Google hanno ipotizzato che la società potrebbe temere che una posizione troppo rigida nei confronti di Israele possa compromettere futuri accordi commerciali con il paese. Tuttavia, Booth ha contestato questa ricostruzione, negando che le decisioni di Google siano influenzate da interessi commerciali.

Cosa dice Google

Alcuni dipendenti di Google hanno espresso pubblicamente preoccupazioni riguardo all’uso delle tecnologie dell’azienda da parte di Israele, tra cui il cloud computing e Photos, denunciando anche una presunta parzialità dei dirigenti di YouTube a favore di Israele per quanto riguarda i contenuti e le politiche di monetizzazione. Un ingegnere di Google Cloud, Josh Marxen, ha dichiarato che Israele utilizza vari servizi di Google come “armi”, citando come esempio il progetto Nimbus, un contratto con Israele che ha suscitato forti proteste.

Nonostante le manifestazioni pubbliche contro Nimbus, alcuni dipendenti hanno manifestato internamente il loro disappunto anche per le campagne pubblicitarie israeliane, alimentate da lamentele degli utenti. A ottobre, Google ha rimosso circa 30 annunci israeliani contenenti immagini violente dopo un’inchiesta di Politico. In passato, Israele era stato già criticato per pubblicità inappropriate, tra cui una su YouTube, vietata nel 2021, che affermava che il paese si stava difendendo da Hamas.

Ad aprile, utenti come l’artista egiziana Nora Ahmed Shaheen hanno iniziato a esprimere indignazione sui social media per le pubblicità di Israele su YouTube. Shaheen ha visto un annuncio in arabo che descriveva Hamas come l’organizzazione capace di porre fine alla guerra, liberando ostaggi e cedendo il controllo di Gaza. Shaheen ha criticato duramente YouTube per aver dato spazio a tale propaganda, affermando che secondo lei l’annuncio cercava di giustificare l’offensiva di Israele a Gaza.

Gli annunci israeliani non si sono limitati a YouTube, ma sono apparsi anche su siti web di testate giornalistiche e altre pubblicazioni in Medio Oriente e Nord Africa. Alcuni editori di questi paesi, tra cui Egitto, Giordania e Bahrein, non hanno risposto alle richieste di commento. Google, attraverso il suo portavoce Jacel Booth, ha affermato che gli editori hanno la possibilità di bloccare contenuti politici e inserzionisti specifici.

Una fonte interna ha riferito che questa è la prima campagna pubblicitaria politica del governo israeliano nei paesi arabi da molti anni. Tuttavia, la campagna è stata interrotta a maggio, quando Wired US ha iniziato a fare domande al ministero degli Esteri israeliano e agli editori del Medio Oriente. Non è chiaro se alcuni annunci siano ancora online. Google non ha una politica specifica riguardante la pubblicità di Israele al di fuori dei suoi confini, come confermato da Booth.

Alcuni dipendenti di Google sono preoccupati che l’azienda stia traendo profitti dai tentativi israeliani di screditare organizzazioni come l’Unrwa e di distogliere l’attenzione dalla crisi a Gaza. Uno di loro ha dichiarato: “Non dovreste accettare quei soldi”.

Juliette Toum, portavoce dell’Unrwa, ha affermato che le campagne pubblicitarie israeliane, sui social media e su altre piattaforme, hanno gravemente danneggiato la reputazione dell’agenzia. Toum ha aggiunto che questi annunci sono “distruttivi” per le persone e che i responsabili di tali azioni dovrebbero essere chiamati a risponderne. Ha sottolineato che, una volta terminata la guerra, sarà necessario fare chiarezza e ritenere aziende come Google responsabili del loro ruolo.

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