La diffamazione online è una delle forme più diffuse di offesa, soprattutto per l’uso di piattaforme come Facebook e Instagram. Secondo i giudici, anche un messaggio pubblicato in un gruppo chiuso può costituire diffamazione aggravata, in quanto potenzialmente visibile a un numero indefinito di persone
Quali sono le frasi sui social che fanno scattare il reato di diffamazione? Con l’avvento dei social media, la comunicazione si è evoluta, permettendo a chiunque di esprimere opinioni e condividere informazioni con un vasto pubblico. Tuttavia, questa libertà di espressione trova un limite nel rispetto dei diritti altrui, in particolare quello alla reputazione. È utile quindi sapere quali frasi sui social possano configurare il reato di diffamazione. Ecco un elenco di espressioni che possono dar luogo a una querela penale.
Oggi, la diffamazione online è una delle forme più diffuse di offesa, soprattutto per l’uso massiccio di piattaforme come Facebook e Instagram. Secondo i giudici, anche un messaggio pubblicato in un gruppo chiuso può costituire diffamazione aggravata, in quanto potenzialmente visibile a un numero indefinito di persone. Anche un articolo su un blog può rientrare in questo reato.
Il reato di diffamazione sui social
L’articolo 595 del Codice Penale definisce la diffamazione come “l’offesa all’altrui reputazione, commessa comunicando con più persone”. È un reato contro l’onore che protegge la considerazione sociale di una persona. La diffamazione può avvenire anche tramite social media come Facebook, Instagram o Twitter, dove la pubblicazione di un post, commento o messaggio contenente espressioni diffamatorie può costituire reato poiché visibile a un vasto pubblico. La diffamazione online, se aggravata, è punibile con reclusione da uno a sei anni e con una multa non inferiore a 516 euro. L’aggravante si applica quando l’offesa è recata a mezzo di strumenti che ne ampliano la diffusione.
Quali frasi possono essere diffamatorie?
Non esiste un elenco preciso di frasi diffamatorie: ogni caso va valutato singolarmente, considerando il contesto, il tono e le modalità di espressione. In generale, possono essere ritenute diffamatorie le frasi che:
- Attribuiscono fatti falsi e offensivi: come accusare qualcuno di aver commesso un reato, di essere un ladro o un truffatore;
- Esprimono giudizi offensivi: come definire qualcuno “stupido”, “incompetente”, o “corrotto”;
- Ridicolizzano una persona: come pubblicare foto o video imbarazzanti o fare commenti sarcastici sull’aspetto fisico o sul comportamento di una persona.
Esempi di frasi diffamatorie sui social
Alcuni esempi di frasi che possono far scattare il reato di diffamazione includono:
- Tizio è un ladro, mi ha rubato 100 euro!
- Caia è una persona falsa e ipocrita, non fidatevi di lei!
- Sempronio è un incompetente, non sa fare il suo lavoro!
- Mevia è una brutta persona, dentro e fuori!
Altre frasi che rientrano nella diffamazione online
Non sempre un insulto costituisce illecito. In alcuni casi, espressioni aspre possono rientrare nel diritto di critica, a seconda del contesto e del significato. Per esempio, dire “Sei un coglione” è diffamazione solo se usato con intento dispregiativo, mentre se si intende “ingenuo, sprovveduto”, secondo la Cassazione, non c’è diffamazione.
Anche termini come “moroso” sono diffamatori se usati al di fuori di contesti specifici, come un’assemblea condominiale. Comunemente, “moroso” indica una “persona che non paga i propri debiti”, e quindi può risultare lesivo se usato su un social network.
Alcune sentenze della Cassazione
La Cassazione ha stabilito che definire una persona “esaurita” costituisce diffamazione, così come indicare qualcuno come “pregiudicato” o “imputato” se usato in senso dispregiativo o senza contesto giudiziario preciso. Dire a una persona che “dovrebbe vergognarsi” non è, invece, considerato offensivo in modo tale da configurare il reato di diffamazione.
Chi diffonde a terzi un’offesa fatta da altri, anche se detta in privato, commette diffamazione. Per esempio, se Tizio divulga un insulto fatto da Caio verso Sempronio, amplificandone la diffusione, viene considerato diffamatorio.
Tra le espressioni ritenute diffamatorie figurano anche frasi come “è una mantenuta” o “l’ha sposato per soldi” quando si riferiscono a rapporti tra coniugi. Al contrario, definire qualcuno “brutto” non rientra nella diffamazione, in quanto l’offesa riguarda aspetti estetici, non la moralità o la reputazione sociale della persona.
Altri esempi di espressioni ritenute diffamatorie:
- Dire a un amministratore di condominio che è “un pinocchio” non costituisce diffamazione ma critica;
- Definire un collega “leccapiedi” è offensivo e può configurare diffamazione;
- In ambito politico, chiamare un politico “buffone” è consentito, mentre usarlo verso comuni cittadini è vietato;
- Scritte sui social: frasi come “se mettesse da parte un po’ della sua boria farebbe una più bella figura” o “professore, si fa per dire” sono considerate diffamatorie.
Infine, accusare un ex coniuge pubblicamente di non mantenere i figli o una persona di essere “viscido e senza spina dorsale”, così come definire un giornalista “pseudo giornalaio pagato per blaterare”, rientra nei casi di diffamazione aggravata, come stabilito dalla giurisprudenza.
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