Trombosi: cos’è e come si riconosce

Trombosi venosa, arteriosa, polmonare, celebrare. Cos’è, sintoni, cause, cura, differenza tra trombi e emboli

Trombosi: cos'è e come si riconosce
Trombosi. Secondo l’Associazione per la lotta alla trombosi (ALT), solo 1 italiano su 3 è a conoscenza dei rischi mortali legati alla patologia della trombosi. La prevenzione è, quindi, un aspetto fondamentale nella lotta alla malattia: se colta precocemente, può venire trattata efficacemente, evitando l’insorgenza di più gravi complicazioni.

La trombosi è la conseguenza della formazione di un coagulo di sangue (detto trombo) in un vaso sanguigno: un grumo solido (di globuli bianchi, globuli rossi e piastrine) che ostacola la circolazione all’interno del vaso causando la morte (necrosi ischemica) dell’organo verso cui il sangue bloccato sarebbe stato diretto.

Il trombo, però, può frammentarsi anche in parti più piccole (embolo), arrivando, così, attraverso il sistema circolatorio, a qualsiasi organo del corpo, e ostacolarne il funzionamento causando danni anche molto gravi. Tale condizione è alla base di: infarto cerebrale, infarto del miocardio o l’embolia polmonare (causata da un embolo proveniente da un vaso venoso periferico).

La coagulazione del sangue (un processo di importanza vitale) deve rimanere in equilibrio, perché se fosse scarsamente efficace causerebbe eccessivi sanguinamenti, mentre un aumento dell’attività emostatica porterebbe alla formazione di trombi.

Trombosi: cos’è

Cos’è la Trombosi: il termine “trombo” deriva da “thrombos” e significa “grumo“. Indica la presenza di un coagulo di sangue che aderisce alle pareti non lesionate dei vasi (arteriosi, venosi, capillari o coronarici) che provvedono all’irrorazione sanguigna del cuore.

La presenza di un trombo è una condizione potenzialmente grave, perché se raggiunge dimensioni significative può ostruire (fino a bloccare) il flusso del vaso. La condizione può peggiorare ulteriormente quando i trombi occludono grossi vasi arteriosi, perché possono privare di ossigeno e nutrimento gli organi vitali, fino a causare la “necrosi” (ictus, infarto, o gangrena dell’arto).

Trombosi: tipologie
Trombosi venosa (o embolia polmonare)

Trombosi venosa ed embolia polmonare vengono considerate un’unica malattia definita “Tromboembolia venosa“.

Se il trombo interessa una vena, può portare ad una stasi circolatoria con comparsa di edema (un accumulo di liquido negli spazi tissutali presenti tra una cellula e l’altra), causando un rigonfiamento degli organi o delle regioni interessate. Esempi: trombosi superficiale (o tromboflebite) e trombosi venosa profonda.

Trombosi superficiale

Si manifesta attraverso 5 segni tipici: febbricola, rossore, edema, dolore e perdita di funzionalità. Poi, si ha la caratteristica formazione di un cordone dolente lungo il decorso della vena ostruita (raramente, però, dà origine a gravi complicanze dovute alla formazione di emboli).

Trombosi venosa profonda

E’ più pericolosa perché (pur essendo asintomatica in circa il 50% dei casi) il trombo può staccarsi, migrare al cuore destro e poi ai polmoni.

Trombosi arteriosa

Se il trombo si forma all’interno di un vaso arterioso (deputato a portare sangue ossigenato ai tessuti) la malattia che insorge si chiama ischemia. Provoca morte delle cellule alle quali non arriva più ossigeno. Se le cellule colpite sono quelle del cuore si parla di infarto del miocardio, di ictus nel caso siano cellule del cervello, ecc.

Trombosi cerebrale

Per trombosi del seno venoso cerebrale, si intende una ostruzione nei seni venosi durali (i vasi che drenano il sangue deossigenato dal cervello). I sintomi possono includere mal di testa, disturbi alla vista e altri segni tipici dell’ictus (debolezza della muscolatura del volto e/o degli arti su di un lato del corpo, e convulsioni).

Vi sono diversi altri termini utilizzati per riferirsi alla condizione:

  • Trombosi del seno sagittale superiore;
  • Trombosi del seno durale;
  • Trombosi venosa intracranica;
  • Tromboflebite cerebrale.
Trombo e embolo: differenze

Qual è la differenza tra trombo e embolo: l’embolizzazione è una grave complicanza della trombosi. Prende il nome di “embolo” qualsiasi frammento di trombo che si “stacca” dalla massa trombotica principale e viaggia nel torrente circolatorio fino a raggiungere un vaso di diametro inferiore occludendolo e provocando l’ischemia (diminuzione o soppressione del flusso di sangue in un determinato distretto corporeo).

Se l’embolo si stacca da un trombo venoso può arrivare ai polmoni ed ostruire un’arteria polmonare. Se, invece, l’embolo si stacca da un trombo che è stato invaso da microorganismi patogeni (tromboarterite suppurativa) può propagare a distanza l’infezione, causando una rapida degenerazione e necrosi degli elementi della parete vasale, fino a perforarli.

Embolia arteriosa e venosa
  • L’embolia arteriosa si manifesta con una sofferenza dei tessuti colpiti da ischemia, fino alla compromissione degli organi coinvolti (per esempio, infarto o ictus).
  • L’embolia venosa si manifesta con dolore toracico, tachicardia, dispnea e morte improvvisa.
Trombosi: sintoni

Sintomi della Trombosi: i trombi si formano più facilmente nelle gambe (ma qualunque vena o arteria può essere interessata da trombosi).

Riconoscere i sintomi della trombosi venosa non è semplice, perché tende a manifestarsi quando si sono già sviluppate complicazioni più severe.

I sintomi sono:

  • Aumento di volume della zona o dell’arto interessato;
  • Sensazione di calore della zona o dell’arto interessato;
  • Intorpidimento e arrossamento della zona o dell’arto interessato;
  • Dispnea (difficoltà respiratorie);
  • Alterazioni improvvise del ritmo cardiaco;
  • Tosse con tracce di sangue;
  • Dolore toracico o generalizzato.
Trombosi: cause

Cause della Trombosi: il processo coagulativo è dato da innumerevoli reazioni chimiche a cui partecipano le piastrine, la vitamina K, molti enzimi e fattori chimici. Quindi, la trombosi può essere scatenata da moltissimi fattori.

Tra questi, i più importanti sono rappresentati dalla “Triade di Virchow”:

  • Danno endoteliare;
  • Stati o turbolenza del flusso sanguigno;
  • Ipercoagulabilità del san gue.
Trombosi venosa: cause

La trombosi venosa è causata da fattori di rischio acquisiti (più o meno transitori), tra cui: immobilità per trauma o malattia intercorrente, intervento chirurgico e tumori. Tra i fattori di rischio, però, vi è anche la predisposizione genetica all’ipercoagulabilità (implica una maggiore predisposizione del sangue a creare dei coaguli che possono evolvere in trombi).

Le cause:

  • Traumi;
  • Interventi chirurgici;
  • Immobilità prolungata;
  • Vene varicose;
  • Infezioni;
  • Lesioni delle pareti venose;
  • Ipercoagulabilità e stasi venosa;
  • Malattie infettive;
  • Ustioni;
  • Tumori maligni;
  • Età avanzata;
  • Terapia con estrogeni;
  • Obesità;
  • Gravidanza e parto.
Trombosi arteriosa e cardiaca: cause

Nella trombosi arteriosa e cardiaca prevale il fattore lesivo (cioè, il danno endoteliale dovuto all’aterosclerosi) e turbolento. Invece, la trombosi venosa si forma in presenza di stasi ematica.

La trombosi arteriosa, solitamente, è la conseguenza di arterie malate in corrispondenza di una lesione secondaria ad aterosclerosi (formazioni ostruttive simili ai trombi, ma formate da elementi diversi come colesterolo, macrofagi, lipidi e cristalli di calcio).

Quando la parete superficiale della placca aterosclerotica si rompe, si forma un coagulo, proprio come succede quando ci procuriamo una ferita. All’interno dell’arteria i meccanismi della coagulazione danno origine ad una sostanza dura (trombo o coagulo) che può interrompere il flusso sanguigno determinando un improvviso ingrossamento della placca. A causa della lesione potrebbe anche staccarsi un pezzetto di ateroma che, trasportato in periferia dal sangue, andrebbe ad occludere vasi di dimensioni minori (embolia).

I fattori di rischio della trombosi arteriosa sono:

  • Di origine genetica (familiarità per la patologia);
  • Di origine individuale (età, sesso, vita sedentaria ed obesità, fumo, dieta ricca di colesterolo e grassi saturi, stress, cattive abitudini alimentari e diabete, ipercolesterolemia, ipertensione).
Trombosi: cura

Cura della Trombosi: per essere in equilibrio, il processo coagulativo si avvale di numerosi fattori. Alcuni favoriscono l’aggregabilità piastrinica e la produzione di fibrina. Altri, invece, intervengono quando il vaso danneggiato è stato riparato, inibendo i suddetti processi e dissolvendo il coagulo.

Per la cura e la prevenzione della trombosi sono disponibili numerosi farmaci ad azione anticoagulante che hanno lo scopo di “diluire il sangue” e limitare l’aggregabilità piastrinica.

Alcuni farmaci possono, però, favorire la comparsa di questa condizione clinica: in particolare quelli estroprogestinici (contraccettivi orali) e antitumorali (che vengono assunti per evitare recidive dopo una neoplasia mammaria) possono favorire la comparsa di una trombosi venosa.

Alcune persone possono essere più a rischio. Per quanto riguarda la “trombosi venosa profonda” e “l’embolia polmonare“, le donne sono più a rischio in corso di gravidanza (nel periodo pre e post-partum). Anche sovrappeso e obesità, causati da uno stile di vita sedentario, sono importanti fattori di rischio aggiuntivi.

La diagnosi viene effettuata attraverso una visita specialistica di chirurgia vascolare corredato di un esame ecocolordoppler venoso degli arti inferiori. Nei casi di dubbia tromboembolia polmonare è necessario eseguire a scopo diagnostico e terapeutico anche l’angioTC del torace.

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