Serve il lockdown contro il Covid-19?

Esistono studi favorevoli al lockdown e altri che spingono per la riapertura e l’immunità di gregge

Serve il lockdown contro il Covid-19?
Serve il lockdown contro il Covid-19. Esistono studi favorevoli al lockdown, come quello del gruppo di ricercatori dell’Imperial College di Londra (pubblicato sulla rivista scientifica Nature). Con le restrizioni è stato possibile prevenire oltre 3 milioni di decessi in 11 paesi europei (Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Norvegia, Spagna, Svezia, Svizzera e Regno Unito) tra i mesi di marzo e maggio 2020.

Poi, altri studi, come quello dei ricercatori della Emory e della Penn State University (pubblicato sulla rivista scientifica Science), che spingono per la fine delle restrizioni. Se si allenteranno le misure restrittive favorendo un’immunità acquisita nelle giovani generazioni potremo arrivare a ottenere l’immunità di gregge. Più lasciamo il virus libero di circolare, prima lo sconfiggeremo, a patto di proteggere le fasce più esposte e vulnerabili (come gli anziani) e di andare avanti con vaccinazioni e cure. Se invece, si continuerà con l’attuale linea dura, avremo a che fare con il virus per i prossimi 20 anni.

Esistono, infine, studi di scienziati “scettici” (come quello di Stanford, della California, ed altri) sull’utilizzo del lockdown come misura di contenimento al Covid-19. Secondo la tesi di questi studiosi, mascherine e distanziamento sociale servono, ma non il lockdown. A sostegno dell’ultima tesi, pubblichiamo i dati sui decessi nel mondo.

In paesi come Regno Unito (circa 125 mila decessi su circa 66 milioni di abitanti) e Belgio (circa 22 mila decessi su circa 11 milioni di abitanti) è altissimo il numero di morti per Covid-19, nonostante il lockdown e le misure restrittive. Invece, in altri paesi, come Svezia (circa 13 mila decessi su circa 10 milioni di abitanti) e Corea del Sud (circa 1600 decessi su circa 51 milioni di abitanti), che non hanno utilizzato il lockdown, le cose sono andate meglio. Tanti hanno criticato il modello svedese (compresa la casa reale), ma nella classifica dei paesi con più vittime gli scandinavi stanno messi meglio dell’Italia (circa 100 mila decessi su circa 60 milioni di abitanti), limitandosi a consigliare di evitare assembramenti. La Corea, oltre al tracciamento dei casi di Covid-19, si è isolata dal mondo. Le attività, però, non sono state chiuse. Nemmeno la scuola.

Anche Giappone (circa 8 mila decessi su circa 126 milioni di abitanti) e Taiwan (10 decessi su circa 22 milioni di abitanti) non hanno utilizzato il lockdown, ne chiuso attività come ristoranti e palestre, ma hanno subito controllato gli aeroporti e imposto quarantene a chi arrivava. Si parla, però, di paesi che utilizzavano la mascherina anche prima della pandemia.

La Bolivia non ha utilizzato il lockdown (quasi 2 mila decessi su circa 11 milioni di abitanti), invece il Perù ha seguito tutte le indicazioni dell’OMS (circa 48 mila decessi su circa 33 milioni di abitanti). Anche l’Uruguay (circa 700 decessi su circa 3 milioni e mezzo di abitanti) non ha utilizzato il lockdown, ma ha chiuso scuole, uffici e centri commerciali e ha investito in una campagna di sensibilizzazione sui modi per prevenire il contagio.

La Svizzera (circa 9 mila decessi su circa 8 milioni di abitanti) non ha imposto il lockdown e non è stato rigido sull’obbligo della mascherina.

Australia (820 decessi su circa 25 milioni di abitanti) e Nuova Zelanda (26 decessi su circa 5 milioni di decessi), hanno risolto il problema della pandemia chiudendo tutto ai primi casi. Ora è tutto tornato alla normalità. Quando ci sono nuovi casi chiudono per qualche giorno un’intera regione, dopodiché tutto torna come prima. Anche la Cina (circa 4600 su più di 1 miliardo di abitanti) fa così: chi arriva da altri paesi deve fare un lungo periodo di quarantena e a Pechino si registrano giorni senza nemmeno un nuovo positivo.

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