Il bollettino settimanale dell’ISS (Istituto Superiore di Sanità) evidenzia come stanno aumentando contagi, ricoveri e morti tra i vaccinati
In Italia aumenta la percentuale di casi, ricoveri e morti tra i vaccinati. La situazione epidemiologica legata alla diffusione del SARS-CoV-2 sta migliorando in Italia: sono in calo contagi, ricoveri e decessi. Attualmente in Italia sono “solo” 85.302 le persone positive al virus (di cui 96,41% non ha conseguenze serie, in quanto si trova in isolamento domiciliare perché asintomatiche o paucisintomatiche). Coloro che, invece, necessitano di ricovero ospedaliero sono una piccolissima percentuale: 3.059 persone, di cui 2.692 (pari al 3,15% del totale) nei reparti ordinari e 367 (pari allo 0,43%) nei reparti di terapia intensiva.
L’attuale percentuale degli ospedalizzati sui positivi è la quasi la stessa di un anno fa: il 9 ottobre del 2020 stava iniziando la seconda ondata epidemica e la percentuale di persone che finiva in ospedale tra i contagiati era inferiore al 5%, mentre quelli che finivano in terapia intensiva erano meno dello 0,5%. Anche oggi è così.
Funzionano i vaccini?
Da pochi giorni è stata superata la soglia dell’80% di popolazione (over 12 anni) che ha completato il ciclo vaccinale. Ad aver ricevuto la prima dose è l’85% dei cittadini.
Per dimostrare l’efficacia delle vaccinazioni dovremmo, quindi, assistere a un sensibile calo delle ospedalizzazioni tra i contagiati rispetto a un anno fa quando i vaccini non c’erano. Invece, oggi abbiamo quasi la stessa percentuale di ricoverati sui contagiati.
Il 9 ottobre del 2020 in ospedale avevamo il 6% del totale dei contagiati, e di questi soltanto lo 0,5% era in terapia intensiva. Oggi in ospedale abbiamo il 4% del totale dei contagiati, e di questi soltanto lo 0,4% è in terapia intensiva. Il tasso di ospedalizzazione, quindi, è cambiato di pochissimo. Le complicazioni per il contagio dal SARS-CoV-2 erano rarissime un anno fa e rimangono rarissime oggi.
Guardando i grafici con l’andamento di contagi (ricoveri e morti tra 2020 e 2021) possiamo osservare come quest’anno stia andando peggio rispetto a un anno fa.
Per capire se stanno funzionando i vaccini, possiamo analizzare il bollettino settimanale con l’andamento epidemiologico della pandemia da SARS-CoV-2 in Italia pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità. Nei dati del bollettino, chi ha ricevuto la seconda dose da meno di 14 giorni viene considerato vaccinato con ciclo incompleto, mentre chi ha ricevuto la prima dose da meno di 14 giorni viene considerato non vaccinato. Il dato risale al 21 agosto (quasi due mesi fa), oggi abbiamo molti più vaccinati nella popolazione e anche tra contagi, ricoveri e decessi.
Totale popolazione con più di 12 anni: 54.009.901
- Non vaccinati: 10.942.694 (20,2%)
- Vaccinati con ciclo incompleto: 4.426.185 (8,3%)
- Vaccinati con ciclo completo: 38.641.022 (71,5%)
- Totale nuovi casi positivi negli ultimi 30 giorni: 100.289
Totale nuovi casi positivi negli ultimi 30 giorni: 100.289
- Non vaccinati: 56.808 (56,6%)
- Vaccinati con ciclo incompleto: 6.952 (6,9%)
- Vaccinati con ciclo completo: 36.529 (36,4%)
- Totale ospedalizzazioni: 7.770
Totale ospedalizzazioni: 7.770
- Non vaccinati: 5.224 (67,2%)
- Vaccinati con ciclo incompleto: 278 (3,6%)
- Vaccinati con ciclo completo: 2.268 (29,2%)
- Totale decessi: 1.516
Totale decessi: 1.516
- Non vaccinati: 888 (58,6%)
- Vaccinati con ciclo incompleto: 48 (3,2%)
- Vaccinati con ciclo completo: 580 (38,2%)
Dai dati emerge come la maggioranza di contagi, ricoveri e morti sia ancora tra i non vaccinati ma, di settimana in settimana, aumenta ulteriormente la percentuale dei contagi, dei ricoveri e dei morti tra i vaccinati. In particolare nell’ultimo mese più del 41% dei morti era vaccinato, il 33% dei ricoveri è stato tra vaccinati e più del 43% dei contagi si è verificato tra i vaccinati.
L’Istituto Superiore di Sanità ha detto che per i giovani (fascia d’età 12-39 anni) “non è possibile calcolare l’efficacia del vaccino per evitare il decesso a causa della bassa frequenza dei decessi in questa fascia d’età“. Significa che i giovani di Covid muoiono così tanto raramente che non è possibile neanche calcolare l’eventuale efficacia del vaccino.
Inoltre, l’Istituto Superiore di Sanità evidenzia il calo dell’efficacia del vaccino per ridurre il contagio, che sarebbe del 76% (per i giovani scende al 74%) e anche per le ospedalizzazioni, per cui il vaccino funzionerebbe al 92% (per i giovani scende al 90%).
Complicazioni da Covid-19 per fasce d’età
Nell’ultima settimana, l’età media dei ricoverati in terapia intensiva è stata di 66 anni mentre l’età media dei morti è stata di 81 anni. Si tratta della stessa identica età che abbiamo dall’inizio della pandemia, nelle fasce con il più alto tasso di vaccinazione:
Quindi, è più corretto analizzare il funzionamento dei vaccini sugli ultraottantenni perché sono i più a rischio complicazioni da SARS-CoV-2 e sono vaccinati per il 93% dei casi. Tra l’altro, sono vaccinati già da molti mesi (a fine aprile più del 90% degli over 80 aveva completato il ciclo vaccinale.
Questo grafico mostra quanto in 6 mesi sia diminuita l’efficacia del vaccino. Infatti, a parità di vaccinati, è cresciuto settimana dopo settimana il numero di contagi, di ricoveri e di morti tra gli over 80 già vaccinati con ciclo completo:
Negli ultimi 30 giorni, l’Istituto Superiore di Sanità (nel bollettino) ha detto che “il 77% dei contagi, il 67% dei ricoveri e il 56% dei morti tra gli over 80 si è verificato tra coloro che avevano già ricevuto il vaccino“. Significa che nell’ultimo mese tra gli over 80, 3 contagi su 4 si sono verificati tra i vaccinati. Quindi, tra gli over 80 (la fascia d’età con la più alta percentuale di vaccinati) la maggior parte dei contagi, degli ospedalizzati, dei ricoverati in terapia intensiva e dei decessi hanno riguardato i vaccinati con ciclo completo.
Ecco perchè il Governo ha messo disposizione per gli over-80 la terza dose. Ma dopo 3 settimane, soltanto 300 mila persone (su 7 milioni e mezzo di anziani e immunodepressi) hanno aderito alla vaccinazione di richiamo. Un dato che denota la diffidenza della popolazione nei confronti di una vaccinazione che non dà garanzia di evitare il contagio, il ricovero o il decesso in quei rari casi di complicazioni severe che riguardano esclusivamente determinate categorie già molto anziani o fragili per gravi malattie croniche pregresse.
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