Il pianto è fondamentale per comunicare il nostro stato d’animo agli altri e gestire lo stress
A cosa serve piangere? Il pianto è fondamentale per comunicare il nostro stato d’animo agli altri e gestire lo stress. Le donne piangono di più degli uomini (che si trattengono a causa di influenze culturali che lo associano alla debolezza).
Fin dalla nascita, piangiamo per comunicare il nostro stato d’animo, e questo continua anche dopo l’infanzia, adattandosi a esprimere le più varie sfumature emotive. A volte piangiamo per eventi importanti come la scomparsa di una persona cara o la nascita di un figlio, ma anche per motivi più banali come pelare le cipolle o sentirsi stanchi. Inoltre, non tutti piangono allo stesso modo e ci sono persone che piangono più facilmente di altre.
Perché piangiamo?
Piangere è un fenomeno che avviene grazie alla connessione tra il sistema nervoso e le aree cerebrali deputate alla rappresentazione delle emozioni, in particolare l’amigdala, una struttura del cervello che gioca un ruolo importante nella gestione delle emozioni.
Quando proviamo un’emozione, l’amigdala stimola il sistema nervoso che produce un neurotrasmettitore chiamato acetilcolina che a sua volta provoca l’attivazione del sistema lacrimale.
Esistono 3 tipi di lacrime:
- lacrime principali: che tengono gli occhi lubrificati e impediscono loro di seccarsi;
- lacrime di reazione: che aiutano a prevenire le irritazioni in caso di corpi estranei nell’occhio;
- lacrime psichiche: che vengono prodotte in risposta a diversi tipi di emozioni (come tristezza, rabbia, stress, gioia o dolore fisico).
Le prime 2 tipologie di lacrime fanno parte del processo chiamato “lacrimazione“, che implica una produzione non emotiva di lacrime, mentre quelle psichiche rappresentano quello che più comunemente viene chiamato pianto.
Le lacrime contengono diversi elementi in equilibrio perfetto:
- acqua: prodotta dalla ghiandola lacrimale;
- lipidi: che costituiscono uno strato esterno che permette all’acqua di non evaporare;
- proteine sottostanti lo strato acquoso: che permettono alle lacrime di aderire alla cornea proteggendola.
Piangiamo per stare meglio?
Il pianto, soprattutto quello maschile, è culturalmente considerato una manifestazione di debolezza e per questo viene spesso nascosto. Tuttavia, molti psicologi sottolineano gli effetti positivi che il pianto può avere in determinati contesti sociali.
Le lacrime aiutano a crescere e a calmarsi, creando uno stimolo sociale e solidificando le relazioni con coloro che condividono con noi un’esperienza. Inoltre, quando si piange, il corpo produce l’ormone adrenocorticotropo (ACTH), che regola la gestione dello stress, e le encefaline, un antidolorifico naturale, che spesso ci fa sentire meglio dopo il pianto.
Chi piange sempre e chi non piange mai?
Il fenomeno del pianto è presente in ogni cultura e in ogni essere umano, tuttavia la sua intensità e frequenza variano da individuo a individuo. Ci sono persone che piangono spesso e altre che raramente lo fanno, anche in risposta a stimoli esterni simili.
Esistono 2 elementi che possono spiegare queste differenze: la soglia di attivazione del pianto e la reattività emotiva individuale.
La soglia di attivazione del pianto è il punto in cui un’emozione diventa talmente forte da non poterla più gestire e si piange per sfogare il carico emotivo. Questa soglia varia da persona a persona e può anche cambiare durante la vita o addirittura durante una giornata. Alcune persone hanno una soglia molto bassa, che può essere superata anche da stimoli esterni lievi, mentre altre hanno una soglia molto alta e possono piangere solo in seguito a eventi molto importanti.
Inoltre, essere fisicamente esausti dopo una lunga giornata di lavoro può abbassare la soglia di attivazione del pianto.
Le donne piangono di più?
Uno studio condotto dallo psicologo clinico Ad Vingerhoets dell’Università di Tilburg nei Paesi Bassi ha dimostrato che le donne piangono molto più degli uomini, con una media di 30-64 volte all’anno rispetto alle 6-17 volte degli uomini.
Inoltre, le donne che piangono versano lacrime mediamente per 16 minuti, mentre gli uomini solo per 5 minuti. Questa grande differenza potrebbe essere dovuta all’attività ormonale femminile, soprattutto durante il ciclo mestruale, quando vengono prodotti ormoni come l’estradiolo e il progesterone che influenzano i neurotrasmettitori della serotonina, noto anche come “ormone del buonumore“.
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