Quando è diffamazione criticare un politico su Facebook?

La Corte di Cassazione ha recentemente stabilito che l’utilizzo di espressioni apparentemente offensive su Facebook nei confronti di figure istituzionali o politici non costituisce automaticamente un reato di diffamazione

Quando è diffamazione criticare un politico su Facebook
Quando è diffamazione criticare un politico su Facebook? La Corte di Cassazione, nella sentenza numero 46496 del 20 novembre 2023, ha stabilito che l’utilizzo di espressioni apparentemente offensive su Facebook nei confronti di figure istituzionali o politici non costituisce automaticamente un reato di diffamazione. Questo vale specialmente quando le critiche sono strettamente legate all’attività politica della persona oggetto del commento, basate su dati veri e rivolte all’intera classe politica.

La valutazione va quindi fatta caso per caso, tenendo conto anche dell’evoluzione del linguaggio e di come questo, ormai, sia diventato a volte poco ortodosso, ma non sempre ha lo scopo di diffamare. Ad esempio la parola “corruzione” viene utilizzata in un’accezione estremamente ampia rispetto al significato che gli attribuisce il vocabolario.

Quali sono le condizioni per l’esercizio del diritto di critica?

Il diritto di critica politica è fondamentale in una democrazia, permettendo il controllo democratico degli esponenti politici e dei pubblici amministratori. Tuttavia, esso non deve essere avulso da un nucleo di verità e deve rimanere all’interno dei limiti della correttezza e moderazione.

Il diritto di critica si concretizza (secondo la Cassazione) in un giudizio valutativo che, pur potendo assumere forme espressive anche sovrabbondanti, non deve superare i limiti della decenza e della pertinenza. Sono ammessi toni aspri, iperboli e linguaggio figurato, purché adeguati e funzionali all’espressione dell’opinione o della protesta.

Insomma, sembra che, a detta della giurisprudenza, tra la critica (lecita) e la diffamazione (illecita) vi sia un gradino intermedio che potremmo chiamare come “polemica accesa” la quale, anche se utilizza toni sprezzanti, deve ritenersi comunque non punibile.

Come si valuta il carattere delle critiche su social network?

La critica sui social, spesso marcata da espressioni forti e immediate, deve essere valutata nel suo contesto. Anche termini oggettivamente offensivi possono essere interpretati come mero giudizio critico negativo, soprattutto se inseriti in un dibattito più ampio e provocatorio.

Qual è il limite tra critica e aggressione verbale?

Pur ammettendo l’uso di termini forti nell’ambito della critica, è fondamentale evitare gratuite aggressioni verbali. Le espressioni usate devono essere contenute e non devono sfociare in attacchi personali ingiustificati. Il contesto in cui i termini vengono utilizzati gioca un ruolo chiave nella determinazione del loro significato.

Una frase che può avere connotazioni offensive può essere interpretata come un semplice giudizio critico a seconda del contesto in cui viene espressa. Questo è particolarmente vero nei social network, dove il linguaggio tende ad essere più diretto e immediato.

Nel caso in esame, la frase del ricorrente, che faceva riferimento a un “vaccino anticorruzione“, è stata interpretata come parte di un linguaggio polemico tipico dei social network. La frase si inseriva in un contesto più ampio, rispondendo a un messaggio provocatorio di un esponente politico di opposizione.

In conclusione, si può dire che il limite tra critica e diffamazione è labile e che la valutazione deve essere fatta caso per caso, tenendo conto di diversi fattori, tra cui il contesto in cui le espressioni vengono utilizzate, la loro rilevanza rispetto all’attività politica della persona oggetto del commento e la presenza di un nucleo di verità.

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