Spesso tra giornali e giornalisti ci si accusa reciprocamente di pubblicare notizie senza prove o titoli fuorvianti e allarmistici
Da quando i social network hanno iniziato a mettere delle regole (che noi riteniamo fasciste) su come scrivere il titolo di una notizia, alcuni siti si sono adeguati al tal punto da criticare gli altri siti che pubblicano titoli che non piacciono a questi Big di internet.
I social vogliono che gli utenti restino il più possibile sulle loro piattaforme, quindi non vedono di buon occhio la possibilità che un utente faccia click su un link ed esca dalla loro piattaforma. Infatti, sui social, ci sono delle classifiche di visibilità dei contenuti pubblicati. I video, le foto, e solo all’ultimo posto i link. Quindi, usare un titolo che attira l’utente a cliccare sul link non è buono per chi non vuole che l’utente esca dalla piattaforma. Sono, così, nate le etichettature di titolo fuorviante, titolo allarmante, titolo acchiappaclick, ecc.. E alcuni si sono adeguati al tal punto da credere davvero a questa classificazione. Spesso, infatti, tra giornali e giornalisti ci si accusa reciprocamente di pubblicare notizie con titoli fuorvianti e allarmistici. Cioè, c’è chi tenta di dare lezioni ad altri senza, però, averne i titoli e senza che nessuno glielo abbia chiesto.
Il sito today.it (che racchiude vari siti che pubblicano notizie sui fatti delle città), è spesso presente in una nota pagina Facebook chiamata “Ah ma non è Lercio“. Una pagina che critica quei giornali e siti di notizie che pubblicano titoli imbarazzanti.
Il sito today.it ha detto che il titolo sui “12 mila positivi dopo il vaccino” inganna. Il titolo che è stato usato da loro è “Quei titoli che ingannano sui 12mila “positivi” dopo il vaccino“.
Riteniamo che sia proprio il loro titolo ad essere fuorviante, perché non rappresenta i titoli che sono stati usati da chi ha dato la notizia. Infatti, i siti (tra cui il nostro) che hanno dato la notizia, hanno specificato che i 12 mila positivi si sono verificati DOPO LA PRIMA DOSE DEL VACCINO.
Il titolo usato: “12mila israeliani positivi al Covid-19 DOPO LA PRIMA DOSE del vaccino”. Nel testo, poi, sono elencati i dati sui 12 mila positivi. E sono gli stessi dati usati anche da loro. Il nostro è un titolo allarmistico? Ok, allora il loro è un titolo che sminuisce la reale situazione.
La cosa buffa, bizzarra, comica e divertente è che un sito perennemente presente nella pagina Facebook che prende per il culo chi scrive titoli idioti, si permetta di fare le pulci ai titoli degli altri siti.
Detto ciò, ognuno è libero di scrivere i titoli come meglio crede, senza essere costretto a sorbirsi il predicozzo fascista del “vanno bene solo i titoli di un certo tipo“, soprattutto se chi muove queste accuse sono i primi a scrivere titoli che sembrano l’inizio di una barzelletta.
Esistono la libertà di parola, di espressione, e di stampa. Non saranno i social network o qualche giornale che riusciranno a limitare queste libertà.
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Molte volte i lettori di questi siti sono convinti che le notizie che stanno leggendo non sono di parte, ma in realtà è il contrario. I temi che affrontano e il modo in cui comunicano alcuni siti sono di parte. Basterebbe fare un sondaggio e chiedere ai loro abbonati che tendenze politiche hanno per scoprire facilmente se un sito è di parte oppure no.
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