Il programma nazista di eutanasia (noto come Aktion T4) puntava alla soppressione di quelle che il regime definiva “vite indegne di essere vissute”
Cos’è i progetto Aktion T4. Il programma nazista di eutanasia forzata (noto come Aktion T4) puntava alla soppressione di quelle che il regime definiva “vite indegne di essere vissute“. Causò la morte di circa 275.000 persone.
Venne pianificato a Tiergartenstrasse 4 (Berlino), sede del quartier generale dalla Gemeinnützige Stiftung für Heil- und Anstaltspflege, l’ente pubblico per la salute e l’assistenza sociale. Fu il primo sterminio di massa pianificato dal regime nazista: quello dei disabili.
Hitler, che aveva una particolare repulsione per i disturbi mentali, considerata i disabili come “elemento estraneo” al corpo razziale dello stato e invocava la necessità di “ripulire“” la razza tedesca dai cosiddetti “subumani”. Così, tra il 1933 e il 1939, vennero sterilizzate forzatamente fra le 200.000 e le 350.000 persone.
Cos’è il programma di eutanasia nazista “Aktion T4”
Il progetto Aktion T4 è la realizzazione del concetto, enunciato da Alfred Hoche e Karl Binding, di “eutanasia sociale“. I malati cronici, i disabili, le persone affette da handicap fisici o mentali erano visti come parassiti che portavano via soldi alle casse dello Stato e che, riproducendosi, “inquinavano” la purezza della razza ariana. Si giunse quindi alla conclusione che bisognava impedire la riproduzione di questi soggetti.
La comunità scientifica tedesca aderì con entusiasmo a questo progetto, e come primo provvedimento venne varata nel 1933 la “Legge sulla prevenzione della nascita di persone affette da malattie ereditarie“, con la quale si autorizzava la sterilizzazione forzata di questi individui. La sterilizzazione avveniva attraverso intervento chirurgico (con l’utilizzo dei raggi X) oppure con l’assunzione di preparati chimici.
Il dottor Clauberg fu un vero pioniere della ricerca: in una lettera ad Himmler egli affermava di essere vicino all’invenzione di un modo per sterilizzare anche mille persone al giorno. Vennero condotti esperimenti su centinaia di donne per trovare il metodo più efficace e rapido per avviare migliaia di persone alla sterilizzazione di massa.
La propaganda sull’eutanasia
Iniziarono a circolare opuscoli, poster e film che mostravano i costi dei malati inguaribili, e che “chiedevano” che il denaro “sprecato” per i disabili fosse destinato al popolo tedesco “sano“. A scuola, i bambini si trovarono a risolvere problemi di aritmetica che parlavano di quanto i malati di mente e gli invalidi costassero allo stato e alla collettività.
ll programma di eutanasia forzata ai bambini
Nel 1938, giunse presso la Cancelleria del Führer una lettera in cui la famiglia di un bambino di nome Knauer (nato con gravi malformazioni fisiche e definito “idiota”) chiedeva a Hitler la sua “uccisione pietosa“. Hitler rispose inviando il suo medico personale, Viktor Brack, affinché esaminasse la situazione descritta. Ne seguì l’eutanasia del bambino.
Il Ministero dell’Interno ordinò a medici e ostetriche di denunciare tutti i casi di bambini nati con gravi malformazioni. In particolare, dovevano essere segnalati “tutti i bambini di età inferiore ai 3 anni nei quali sia sospetta una delle seguenti gravi malattie ereditarie: idiozia e sindrome di Down (specialmente se associata a cecità o sordità); macrocefalia; idrocefalia; malformazioni di ogni genere specialmente agli arti, alla testa e alla colonna vertebrale; inoltre le paralisi, incluse le condizioni spastiche“.
Dopodiché, una commissione di 3 membri esaminava i casi e decideva all’unanimità sulla possibile eutanasia. Se un esperto era a favore dell’eliminazione fisica del paziente apponeva il segno + su un apposito modulo, in caso contrario, apponeva il segno –.
Tutto questo avveniva tenendo le famiglie all’oscuro di quanto avveniva negli ospedali. A molti genitori veniva detto che i loro figli sarebbero stati portati in “sezioni speciali” di centri pediatrici, dove avrebbero ricevuto cure migliori e più innovative. Invece, i bambini venivano uccisi con iniezioni letali (attraverso l’impiego di cocktail di farmaci a base di sedativi, oppioidi e tranquillanti, somministrati a dosi aumentate per alcuni giorni). Seguivano finti certificati di morte per polmonite o appendicite.
Chi si rifiutava di consegnare i propri figli rischiava di perderne la custodia.
I cadaveri erano sottoposti ad autopsie e all’asportazione di parti del cervello a scopo di ricerca scientifica.
Dopo lo scoppio della guerra, il programma venne esteso anche agli adolescenti.
ll programma di eutanasia forzata agli adulti
“È per me intollerabile l’idea che i migliori, il fiore della nostra gioventù, debbano perdere la vita al fronte perché i deboli di mente ed elementi sociali irresponsabili possano avere un’esistenza sicura negli istituti psichiatrici“, dichiarava pubblicamente Hermann Pfannmüller, uno tra i medici coinvolti nell’Aktion T4.
ll programma di eutanasia forzata di adulti con disabilità mentali e fisiche venne ufficializzato il 1° settembre del 1939, con una lettera che Hitler indirizzò a Bouhler (capo della Cancelleria del Reich) e a Brandt (medico personale del Fhürer e responsabile di Aktion T4). La lettera affidava a entrambi la responsabilità di concedere una “morte pietosa” ai pazienti considerati incurabili.
Gli ospedali statali, le case di cura, gli istituti psichiatrici e le case d’infanzia ebbero l’obbligo di comunicare i nomi dei pazienti istituzionalizzati da 5 anni o più, i “pazzi criminali” e tutti coloro ai quali erano stati diagnosticati schizofrenia, epilessia, disturbi senili, paralisi, ritardo mentale, encefalite, corea di Huntington e forme gravi di sifilide.
Sulla vita e sulla morte dei pazienti decideva una commissione apponendo un + o un – su un modulo, accanto al nome della persona da valutare. Inizialmente, anche gli adulti vennero uccisi con dei cocktail di farmaci. Poi, però, si decise di optare per un metodo meno costoso: il monossido di carbonio. Vennero, quindi, appositamente create una serie di camere a gas e di forni crematori per il trattamento successivo dei cadaveri.
Alle famiglie venivano fornite finte spiegazioni poco credibili. Così, intorno al 1940, molte famiglie cominciarono a non portare più in ospedale i proprio congiunti malati e a nasconderne l’esistenza al regime. Seguirono lettere di protesta, indirizzate al Ministero della Giustizia e alla Cancelleria del Reich e firmate anche da membri del partito. La resistenza crescente della popolazione, fomentata da alcuni capi religiosi protestanti e cattolici, portò il regime a cancellare ufficialmente il programma.
Il progetto Aktion 14F13
Dopo la chiusura ufficiale del programma le uccisioni continuarono selvaggiamente, i medici presero a operare in modo indipendente. Si ipotizza, addirittura, che la maggior parte delle uccisioni di bambini ebbe luogo proprio in questa fase.
Anche l’ultima vittima di Aktion T4 fu un bambino, Richard Jenne, di 4 anni. Richard fu ucciso il 29 maggio 1945 presso l’istituto statale di Kaufbeuren-Irsee (Baviera), quando la seconda guerra mondiale era finita e le truppe americane erano arrivate in Germania già da 15 giorni. Fu ucciso da una suora capo-infermiera, già responsabile dell’omicidio di altri 210 bambini, circa.
La formale conclusione del progetto Aktion T4 coincise con l’inizio del progetto Aktion 14F13: eliminare tutti i prigionieri dei campi di concentramento che non sono in grado di lavorare. La conclusione della guerra segnò la fine dell’Aktion 14F13. Molti dei dottori e medici coinvolti in questa operazione non furono mai catturati ed alcuni di essi tornarono ad esercitare liberamente.
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