Esistono eccezioni dove la legge fa preferenza in favore del sesso femminile rispetto a quello maschile
I 6 vantaggi legali delle donne rispetto gli uomini. La legge tutela più le donne o gli uomini? A sentire i rappresentanti di entrambe le categorie, sembrerebbe che le disparità di genere siano tutt’altro che superate, benché la Costituzione invochi l’uguaglianza di tutti i cittadini senza distinzioni di sesso.
Possibilità di non riconoscere il figlio
L’uomo non legato dal matrimonio ad una donna ma con cui ha avuto un bambino deve obbligatoriamente riconoscere il figlio come proprio. Non si può sottrarre a tale obbligo neanche con il consenso della madre. La donna, inoltre, potrebbe agire nei confronti dell’uomo chiedendo il riconoscimento giudiziale della paternità tramite il test del Dna. Non è, infatti, possibile sottrarsi neanche al prelievo di sangue senza una valida ragione (diversamente, il giudice accerterebbe in automatico la paternità).
Al contrario, la donna può restare anonima e non riconoscere il proprio bambino, abbandonandolo alla cura del reparto di ospedale dove ha partorito. Glielo consente la legge per tutelare la vita del minore visto che la madre che non vuole partorire potrebbe optare per l’aborto. Quindi, dinanzi all’alternativa della morte del feto, viene concesso l’anonimato della madre.
Separazione e divorzio
In caso di divorzio, la legge, senza far alcun riferimento al sesso, stabilisce che il coniuge più debole economicamente, incapace non per propria colpa di mantenersi da solo, ha diritto a un assegno di mantenimento a carico dell’ex. Questo assegno finisce quasi sempre in favore della donna, non perché la legge tuteli quest’ultima ma perché, di fatto, le mogli hanno un reddito sempre più basso.
Dall’altro lato la legge stabilisce che i figli, e con loro quindi anche la casa, finiscano al genitore che risulta più adatto a prendersi cura delle loro esigenze. Anche qui non viene fatto alcun riferimento al sesso ma, nel 90% dei casi, il genitore prescelto è sempre la donna. Quindi, quando la coppia si scioglie, è quasi sempre l’uomo a dover fare le valigie, ad abbandonare la casa e a dover salutare i propri figli.
Scelta sulla nascita del bambino
Solo alla donna è riconosciuta l’ultima parola in merito alla nascita o alla morte del bambino stesso. La donna, infatti, può decidere di abortire mentre l’uomo subisce tale scelta, pur essendo anch’egli genitore al pari della madre. Quindi, se l’uomo chiedesse che la gravidanza fosse portata a termine, impegnandosi a tenere presso di sé il figlio e ad occuparsene in via esclusiva, non potrebbe farlo. Dovrebbe solo sperare che la donna decida di partorire in anonimato.
Tutela contro gli atti di violenza
Quando gli uomini commettono abusi ai danni delle donne (molti dei quali si consumano all’interno delle mura domestiche e senza essere denunciati), la donna che vuole difendersi può querelare il marito e, nei casi in cui questi diventi pericoloso, può ottenere un provvedimento di allontanamento. Inoltre, qualora il comportamento dell’ex diventi ossessivo, la donna può agire nei suoi riguardi per stalking.
I casi di violenze ai danni degli uomini non sono meno gravi, ma avvengono quasi sempre in silenzio e rimanendo privi di tutela. L’uomo viene qualificato come il sesso forte, capace di difendersi da solo. Le autorità sono restie a raccogliere querele da parte di chi si sente minacciato da una ex.
Quote rosa
Come reazione all’eccessivo maschilismo quando si parla di potere, sono nate le cosiddette “quote rosa” (norme che impongono, nelle liste relative alle elezioni amministrative e politiche, una percentuale minima da assegnare alle donne). La legge elettorale n. 165 del 3 novembre 2017 ha introdotto le quote di lista: nei collegi uninominali e nelle porzioni dei capilista nessun genere può superare il 60%.
Le Regioni, invece, hanno adottato le quote di lista progressivamente dal 2009, in seguito ad un’altra legge costituzionale del 2001, che inserisce nell’articolo 117 della Costituzione la frase: “Le leggi regionali promuovono la parità di accesso tra donne e uomini alle cariche elettive“.
Quindi, nonostante la parità di genere non dovrebbe tutelare né l’uno, né l’altro sesso, in realtà queste leggi tutelano le donne.
Diritto di preferenza nelle assunzioni
Per le lavoratrici che hanno usufruito del congedo di maternità nell’esecuzione di un contratto a tempo determinato presso lo stesso datore di lavoro spetta (se hanno prestato attività lavorativa per almeno 6 mesi) il diritto di precedenza nelle assunzioni a tempo determinato effettuate dal datore di lavoro entro i successivi 12 mesi, con riferimento alle mansioni già espletate in esecuzione dei precedenti rapporti a termine.
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