La legge Scelba, che introduce il reato di apologia del fascismo, vietare la riorganizzazione del partito fascista
Cosa prevede la legge Scelba (reato di apologia del fascismo)? La legge Scelba, approvata nel 1952, è la norma con cui in Italia si vieta la ricostituzione del partito fascista. In base alla sua formulazione originaria, dovrebbe punire anche chi compie apologia del fascismo, cioè esalta o difende esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo, così come chi denigra la democrazia e i valori della Resistenza. Tuttavia, a causa di due sentenze della Corte Costituzionale di fine anni Cinquanta, gli ambiti in cui si può applicare sono stati ridotti così tanto da renderla quasi inutile.
Limiti della legge Scelba
La legge Scelba vieta la ricostituzione del partito fascista in base a una definizione molto ampia, che include qualsiasi organizzazione che persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, princìpi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista.
Tuttavia, le due sentenze della Corte Costituzionale del 1957 e del 1958 hanno ridotto drasticamente l’ambito di applicazione della legge.
La prima sentenza ha stabilito che, per avere una vera e propria apologia al fascismo, non sia sufficiente una “difesa elogiativa” del regime, ma sia necessaria “una esaltazione tale da poter condurre alla riorganizzazione del partito fascista“. Quindi l’apologia è reato solo se funzionale alla riorganizzazione del partito e non è reato se va invece a esaltare o celebrare il fascismo, come invece aveva previsto la formulazione originale della legge Scelba.
La seconda sentenza ha dato un’interpretazione simile anche all’articolo 5, che vieta le manifestazioni fasciste, considerandole reato solo se volte alla ricostruzione del partito fascista.
Conseguenze delle sentenze della Corte Costituzionale
La legge Scelba è stata ridotta a intendere come reato solo il tentativo di fondare un nuovo partito fascista e a rendere legale ogni atto celebrativo, commemorativo o nostalgico finché non sia esplicitamente diretto a fondare il disciolto partito.
In base a queste interpretazioni, non è reato nemmeno chiamare ufficialmente un partito “neofascista” o avere il termine “fascismo” nel nome, a patto che possa dimostrare di non voler ricostruire il partito mussoliniano e di non voler sovvertire la democrazia.
Questa situazione ha permesso a centinaia di neofascisti di continuare a svolgere attività politica indisturbati, esibendo simboli e slogan fascisti. Ha anche consentito a alcune delle più alte cariche dello stato di mantenere i propri incarichi nonostante esibiscano cimeli e simboli fascisti.
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