Secondo Forbes oltre la metà degli armamenti mobili in Ucraina provengono dall’Italia

L’Italia avrebbe fornito all’Ucraina 120 obici semoventi M109, un numero di gran lunga superiore alle indiscrezioni circolate finora

Secondo Forbes oltre la metà degli armamenti mobili in Ucraina provengono dall'Italia
Secondo Forbes oltre la metà degli armamenti mobili in Ucraina provengono dall’Italia. In un recente articolo pubblicato dall’edizione ucraina di Forbes, emergono dettagli riguardo all’apporto dell’Italia nel fornire armamenti all’Ucraina, contribuendo in modo significativo all’arsenale militare di Kiev. Secondo Forbes, oltre la metà degli armamenti mobili presenti in Ucraina proviene proprio dalla penisola italiana.

L’apporto principale dell’Italia consiste nella fornitura di 120 obici semoventi M109, un tipo di armamento pesante che era stato precedentemente dismesso e che è stato oggetto di un processo di ricondizionamento. Questi semoventi M109 L sono dotati di possenti cannoni calibro 155 millimetri e risalgono agli anni Ottanta. Provenienti dai magazzini del ministero della Difesa italiano, il loro numero supera di gran lunga le indiscrezioni che circolavano inizialmente riguardo a questa fornitura.

La notizia rivela che la Marconi Industrial Services, una società privata lombarda specializzata nella revisione di mezzi militari, ha effettuato gratuitamente la riparazione e la modernizzazione di ben sette di questi semoventi. Come ha dichiarato Armen Melik, un rappresentante della società in Ucraina, il costo per riparare un singolo obice ammonta a circa 3 milioni di euro. Di conseguenza, l’importo totale degli aiuti forniti dall’Italia supera la cifra considerevole di 20 milioni di euro.

Fino a questo momento, l’opinione pubblica era a conoscenza della consegna da parte dell’Italia di 30-60 mezzi simili all’Ucraina nell’aprile 2023. Questi aiuti facevano parte dei decreti di sostegno militare varati dal governo precedente, quello guidato da Mario Draghi. Tuttavia, è importante notare che il governo Draghi e quello successivo, presieduto da Giorgia Meloni, hanno imposto il segreto sulle forniture belliche dell’Italia all’Ucraina.

L’articolo di Forbes apre una discussione legittima riguardo alla conformità di queste forniture con la Costituzione italiana e i trattati internazionali. Secondo il costituzionalista Gaetano Azzariti, il governo ha emanato due decreti legge, il 14 e il 16, che derogano alla normativa vigente. La legge 185 del 1990 impone infatti il divieto di cedere armi a paesi belligeranti. Ciò solleva delle importanti questioni costituzionali e sul rispetto degli accordi internazionali.

Gaetano Azzariti sostiene che questa scelta politica è in contrasto con l’articolo 11 della Costituzione italiana e con i principi sanciti dai trattati istitutivi dell’ONU. Inoltre, il decreto legge ha praticamente escluso il Parlamento dall’approvazione e dal controllo delle attività relative alla cessione delle armi.

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