In Italia ci sono più lavoratori o più pensionati?

Secondo i dati Istat, nel 2020 il rapporto tra pensionati e lavoratori dipendenti è diminuito rispetto al 2019 (da 1,53 a 1,50). Inoltre, il rapporto tra pensionati e lavoratori totali (dipendenti e autonomi) è rimasto stabile (intorno al 1,24)

In Italia ci sono più lavoratori o più pensionati?
In Italia ci sono più lavoratori o più pensionati? Il 18 aprile 2022, durante la visita al Salone del Mobile di Milano, la premier Meloni ha affrontato il tema della crisi demografica che da anni colpisce l’Italia. Secondo Meloni, il Paese ha un “problema di tenuta” del sistema economico e sociale a causa del crescente numero di persone da mantenere e del calo del numero di lavoratori. La premier ha dichiarato che il governo intende risolvere il problema attraverso investimenti nella natalità e nell’occupazione femminile, e non con l’immigrazione.

Tuttavia, nonostante la percezione comune, il numero dei pensionati in Italia non sta aumentando in rapporto al numero dei lavoratori. Infatti, secondo i dati dell’Istat, nel 2020 il rapporto tra pensionati e lavoratori dipendenti è diminuito rispetto al 2019, passando da 1,53 a 1,50. Inoltre, il rapporto tra pensionati e lavoratori totali (dipendenti e autonomi) è rimasto sostanzialmente stabile negli ultimi anni, attestandosi intorno al 1,24.

Il sistema previdenziale italiano potrebbe, però, comunque avere problemi nel medio e lungo periodo a causa dell’invecchiamento della popolazione e della diminuzione del tasso di natalità. Per garantire la sostenibilità del sistema previdenziale, sarà quindi necessario adottare politiche volte a favorire la natalità e l’occupazione femminile, nonché riforme strutturali del sistema pensionistico.

Rapporto tra pensionati e lavoratori

Secondo i dati più aggiornati di Istat, nel 2021 in Italia c’erano 717 beneficiari di pensioni ogni mille occupati. Questo significa che per ogni 1000 lavoratori in Italia, ci sono 717 pensionati.

Rispetto al 2000 (il primo anno per cui sono a disposizione i dati) il rapporto è migliorato: nel 2000 c’erano 757 beneficiari di pensioni ogni mille occupati. Questo significa che in oltre 20 anni il numero di pensionati rispetto al numero dei lavoratori è calato e non aumentato.

In particolare, se consideriamo solo i beneficiari delle cosiddette “pensioni Ivs” (invalidità, vecchiaia e superstiti), il calo è ancora più evidente: nel 2021 i beneficiari di pensioni Ivs erano 624 ogni mille occupati, mentre nel 2000 erano 683.

Ci sono due fattori principali che spiegano perché negli anni è calato il rapporto tra numero di pensionati e occupati. Da un lato, alcune riforme pensionistiche hanno contribuito a contenere l’uscita dal mercato del lavoro, come ad esempio la legge Fornero, che è entrata in vigore nel 2012. Dall’altro lato, il numero di occupati in Italia è aumentato, anche grazie alla crescita degli occupati nelle fasce più anziane di popolazione, la cui pensione è stata posticipata. A gennaio 2023 gli occupati nel nostro Paese erano oltre 23,3 milioni, il numero più alto mai registrato da Istat.

Un altro indicatore utile per comprendere il rapporto tra pensionati e lavoratori è il rapporto tra occupati e pensionati. Secondo i dati più aggiornati elaborati da Itinerari previdenziali, nel 2021 in Italia c’erano 1,42 occupati per ogni pensionato. Nel 2000 erano 1,29, mentre nel 2019, prima della pandemia di Covid-19, il valore più alto si è toccato con 1,44 occupati per ogni pensionato.

Questo significa che negli ultimi 10 anni, il peso di chi versa i contributi previdenziali rispetto a chi percepisce la pensione è aumentato.

I dati

Secondo l’Istat, la spesa pensionistica nel 2021 è stata del 17,6% del PIL, rispetto al 14% del 2000. Il Documento di economia e finanza (Def) del governo Meloni prevede che questa spesa continuerà ad aumentare almeno fino al 2042, ma si basa su previsioni piuttosto ottimistiche sulla crescita dell’economia italiana.

Tuttavia, secondo le elaborazioni di Itinerari previdenziali, dal 2000 in avanti si è verificato un peggioramento del saldo tra il valore delle prestazioni pensionistiche erogate e il valore dei contributi previdenziali incassati. Ciò significa che si è allargata la distanza tra uscite ed entrate, passando da circa 7 miliardi di euro nel 2000 a circa 31 miliardi nel 2021. Ciò suggerisce che la spesa pensionistica sta aumentando a un ritmo più veloce rispetto ai contributi previdenziali incassati.

Un altro fattore importante è la demografia italiana. Il calo della natalità e l’invecchiamento della popolazione stanno portando ad un continuo peggioramento del tasso standardizzato di pensionamento, ovvero il rapporto tra il numero di pensionati e la popolazione totale. Nel 2018, l’Istat ha riportato che c’erano 259 pensionati ogni mille abitanti in Italia, mentre nel 2021 il numero è salito a 267. Secondo le previsioni, questa tendenza è destinata a peggiorare nel medio e lungo termine.

Infine, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) ha pubblicato uno studio nel 2019, intitolato Working better with age, che ha calcolato che nel 2050 l’Italia rischia di avere più persone con almeno 50 anni di età che non lavorano rispetto a persone occupate. Ciò suggerisce che la situazione economica dell’Italia potrebbe essere compromessa dal fatto che il tasso di occupazione dell’Italia è il più basso tra i 27 Paesi membri dell’Unione europea, insieme a quello della Grecia.

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