L’assegno di assistenza per gli anziani non autosufficienti è una misura che mira a migliorare la qualità della vita di queste persone e a sostenere le famiglie che si occupano di loro
Assegno di assistenza per gli anziani non autosufficienti: cos’è e come funziona. Il Governo ha approvato l’introduzione di una nuova misura di sostegno per gli anziani non autosufficienti, destinata a chi ha i requisiti per l’assegno di accompagnamento, ossia:
- un’invalidità totale ossia al 100%;
- che comporti l’impossibilità permanente di camminare senza un accompagnatore oppure la necessità di assistenza continua per compiere gli atti quotidiani della vita.
In pratica, ai percettori dell’indennità di accompagnamento che abbiano almeno 80 anni e un Isee sotto 6mila euro, sarà riconosciuta mensilmente una quota fissa monetaria corrispondente all’indennità di accompagnamento, e una quota integrativa definita «assegno di assistenza», che potrà essere usata per remunerare il lavoro di cura svolto da lavoratori domestici regolari o da imprese qualificate per l’assistenza sociale non residenziale.
Per il momento, tenuto conto della limitatezza delle risorse, verrà introdotto in via sperimentale un aumento dell’assegno fino al 200% destinato agli ultraottantenni in condizioni gravi con 6.000 di Isee. Per costoro si passerà da un assegno di accompagnamento attualmente pari a 531,76 euro a 1.380 euro, da poter spendere per servizi, cura e assistenza.
La misura mira anche a far emergere il lavoro sommerso delle badanti in nero contro cui il Governo ha giurato guerra.
La lotta alle badanti irregolari
In Italia, si calcola quasi un milione di addetti ai servizi domestici, come colf, badanti e baby sitter che lavorano in nero. Precisamente, si tratta di 961mila persone che non risultano nelle liste dell’Inps, a fronte dei 894mila lavoratori regolarmente impiegati e per i quali vengono versati i contributi. Questi dati emergono dal quinto Rapporto annuale sul lavoro domestico di Domina, l’associazione datoriale, che verrà esposto a Roma il 31 gennaio nella sala stampa del Senato.
Si stima che gli assistenti familiari non regolarizzati costituiscano il 51,8% del totale degli addetti in questo settore, che si aggira attorno ai due milioni. Dopo un incremento dei lavoratori in regola nel 2020 e 2021, a causa delle restrizioni di viaggio durante la pandemia e della sanatoria per i domestici iniziata con il Dl 34/2020, nel 2022 si è verificata una diminuzione del 7,9% degli addetti censiti dall’Inps rispetto all’anno precedente.
Per contrastare la diffusione del lavoro nero, che priva lo Stato di imposte e contributi, la legge di Bilancio 2024 ha stabilito una sinergia tra l’Inps e l’agenzia delle Entrate. La legge 213/2023, agli articoli 1, 60 e seguenti, prevede una piena interoperabilità delle banche dati per l’analisi e lo scambio di informazioni, anche mediante l’impiego di tecnologie digitali avanzate. Questo consentirà l’incrocio dei dati dei lavoratori domestici registrati dall’Inps con quelli del fisco, per individuare eventuali incongruenze tra i redditi dichiarati e i risparmi o patrimoni posseduti, che potrebbero portare a ulteriori accertamenti.
La normativa prevede anche che l’Agenzia delle Entrate metta a disposizione dei lavoratori le informazioni raccolte, utilizzi questi dati per preparare una dichiarazione dei redditi precompilata e segnali eventuali anomalie ai contribuenti. Sebbene questa misura sia diretta ai lavoratori domestici in regola, potrebbe anche rilevare redditi da rapporti lavorativi non dichiarati.
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