La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha notificato all’esecutivo italiano il ricorso presentato da circa 50 famiglie, composto da persone che hanno perso i propri cari a causa della pandemia. Il ricorso ha superato il secondo vaglio di ammissibilità, e ora il governo dovrà rispondere alle domande poste dalla Corte
L’Italia dovrà rispondere alla Corte Europea dei Diritti Umani sulla gestione della pandemia. La battaglia dei familiari delle vittime del Covid-19 contro il governo italiano approda ufficialmente in Europa. La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) ha notificato all’esecutivo italiano il ricorso presentato da circa 50 famiglie, composto da persone che hanno perso i propri cari a causa della pandemia. Il ricorso ha superato il secondo vaglio di ammissibilità, e ora il governo dovrà rispondere alle domande poste dalla Corte. Le questioni sollevate riguardano l’assenza di un piano pandemico aggiornato e la mancata possibilità per i familiari delle vittime di partecipare come parti civili nei processi davanti al Tribunale dei ministri, in relazione alle presunte responsabilità dell’esecutivo di allora, della Regione Lombardia e del Comitato tecnico-scientifico costituito durante l’emergenza sanitaria.
I comitati che rappresentano le famiglie ricorrenti – provenienti da tutta Italia, ma soprattutto dalle province di Bergamo e Brescia – hanno accolto con entusiasmo la notizia, definendola un «grande risultato». Questo nuovo passo della CEDU indica che esistono elementi sufficienti per accertare se, durante l’emergenza sanitaria, siano stati violati i diritti fondamentali delle persone decedute e dei loro parenti. Anche se ancora preliminare, l’ammissione della Corte rappresenta una svolta significativa per i ricorrenti, che vedono in essa la possibilità di ottenere giustizia.
Il ricorso riguarda principalmente la gestione della pandemia da parte delle autorità italiane, in particolare nelle sue fasi iniziali, criticando la preparazione del sistema sanitario e la mancanza di un piano pandemico aggiornato, elementi considerati essenziali per una risposta tempestiva ed efficace. In Italia, le prime indagini avviate dalla Procura di Bergamo avevano rivelato gravi problemi nella gestione dell’emergenza sanitaria, come il ritardo nell’attuazione delle misure di contenimento e l’assenza di protocolli chiari. Tuttavia, questi procedimenti si sono arenati a causa delle ripetute archiviazioni del Tribunale dei Ministri di Brescia, che ha sostenuto come le scelte fatte fossero giustificate dall’imprevedibilità della situazione sanitaria.
La comunicazione della CEDU è stata accolta con soddisfazione dai legali del comitato #Sereniesempreuniti, che rappresentano i familiari delle circa 50 famiglie coinvolte nel ricorso. Gli avvocati hanno commentato: «Un grande risultato per i familiari di circa 50 famiglie che hanno perso i loro familiari nel corso delle prime ondate della pandemia da Covid-19», sottolineando che «solo il 10% dei procedimenti giunge a questo storico traguardo». L’avvocatessa Consuelo Locati, parte del team legale che segue i familiari, ha dichiarato: «Abbiamo la prova che le nostre richieste erano fondate», aggiungendo che la decisione della Corte «ci conferma come siano stati ritenuti sussistenti i presupposti giuridici dell’indagine della Procura di Bergamo che aveva individuato 21 indagati» e ha concluso affermando che questo «ridà dignità alle nostre vittime».
Commissione d’inchiesta sulla gestione del Covid-19
Nel frattempo, il 18 settembre scorso, il Parlamento italiano ha insediato ufficialmente una Commissione d’inchiesta sulla gestione del Covid-19, con il compito di indagare sull’operato del governo per prevenire e affrontare l’emergenza epidemiologica scoppiata nel 2020. Il mandato della Commissione è quello di accertare l’efficacia e la tempestività delle misure adottate per la prevenzione, il contrasto e il contenimento dell’emergenza sanitaria. Tuttavia, il Parlamento ha deciso di escludere dall’indagine questioni come lo stato di emergenza, i Dpcm e le restrizioni, che pur essendo stati oggetto di critiche negli anni recenti da parte delle attuali forze di maggioranza, sono stati esclusi dagli ambiti di interesse della Commissione.
Nelle settimane precedenti, le principali forze di opposizione avevano manifestato un forte ostruzionismo in merito alla Commissione, principalmente per l’esclusione delle Regioni dalle aree oggetto d’indagine. In segno di protesta, i partiti di minoranza non hanno indicato propri rappresentanti per la nomina in Commissione e hanno deciso di non partecipare al suo insediamento.
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