In Russia si rischiano fino a 15 anni di carcere se si diffondono informazioni false sulla guerra in Ucraina. La Cina ha il controllo totale sulle piattaforme online. L’Ue cosa fa? Copia
L’UE vuole controllare l’informazione online con il Digital Services Act? E’ stato raggiunto l’accordo sul Digital Services Act (DSA) tra Consiglio Europeo, Commissione Europea e Parlamento Europeo. Il DSA, ora, dovrà essere formalmente approvato dal Consiglio Europeo e dal Parlamento Europeo. Una volta completato questo processo, il testo entrerà in vigore 20 giorni dopo la sua pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Ue e le regole inizieranno ad applicarsi 15 mesi dopo.
Cos’è il Digital Services Act
Il Digital Services Act è una proposta legislativa della Commissione Europea per modernizzare la Direttiva sul commercio elettronico in relazione ai contenuti illegali, alla pubblicità trasparente e alla disinformazione.
Nello specifico, il DSA aggiorna una direttiva sull’e-commerce concentrandosi soprattutto sulle piattaforme con oltre 45 milioni di utenti attivi nell’Unione Europea. Quindi le cosiddette “Big Tech” (come Google, Apple o Facebook, TikTok, Twitter, ecc.). Il DSA chiede che queste aziende siano più trasparenti sui loro dati e algoritmi (oltre che sulle loro attività) e più attente nel moderare, filtrare, bloccare o rimuovere contenuti nocivi o pericolosi.
Il regolamento prevede tempi rapidi per la rimozione dei contenuti e l’obbligo per le aziende di sospendere gli utenti che abbiano violato più volte determinate leggi. Invece, per quanto riguarda i siti di e-commerce, il DSA chiede che verifichino, prima di mettere in vendita i prodotti, l’identità di chi li vende. Per verificarne le attività delle aziende, il DSA prevede controlli annuali delle aziende e (nel caso di infrazioni ripetute) sanzioni che possono arrivare fino a un massimo del 6% del fatturato annuo.
Il DSA “stabilisce un nuovo standard, che non ha precedenti” e “contribuirà a ribilanciare diritti e responsabilità degli utenti e degli intermediari online, incluse le piattaforme più grandi“, ha scritto in un comunicato la Commissione Europea.
La presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen, ha scritto su Twitter: “le nostre nuove regole proteggeranno gli utenti online, garantiranno libertà di espressione e opportunità per le imprese. Ciò che è illegale offline sarà effettivamente illegale anche online nell’UE. Un segnale forte per persone, aziende e paesi in tutto il mondo“.
Cosa c’è che non va?
La legge sembra indirizzata a evitare che le piattaforme digitali possano ospitare traffici illegali, frodi, messaggi violenti. Inoltre, dovrebbe tendere a evitare la profilazione degli utenti e a proteggere i minori da contenuti inadeguati.
Tra i diversi punti dell’accordo, però, si trova anche quello del cosiddetto “meccanismo di crisi“. A questo proposito il comunicato recita: “Nel contesto dell’aggressione russa in Ucraina e del particolare impatto sulla manipolazione delle informazioni online, un nuovo articolo è stato aggiunto al testo introducendo un meccanismo di risposta alle crisi. Questo meccanismo sarà attivato dalla Commissione su raccomandazione del consiglio dei coordinatori nazionali dei servizi digitali. Consentirà di analizzare l’impatto delle attività delle piattaforme sulla crisi in questione e di decidere misure proporzionate ed efficaci da mettere in atto per il rispetto dei diritti fondamentali“. Tradotto: controllo dell’informazione.
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