Il governo prevede una perdita di 293.000 posti di lavoro nel 2022 e altri 272.000 posti nel 2023, per un totale di 565.000 occupati in meno
Con lo stop al gas russo ci saranno mezzo milione di disoccupati in più? Tra gli scenari contenuti nell’ultimo Documento di economia e finanza del governo, ce n’è uno in cui si ipotizza per l’Italia lo stop degli approvvigionamenti di gas e petrolio dalla Russia (si stima una carenza pari al 18% delle importazioni complessive nel 2022 e al 15% nel 2023).
Il primo effetto sarebbe il razionamento e il conseguente aumento del prezzo: dai circa 98 €/MWh di fine marzo si potrebbero superare i 220 €/MWh tra novembre 2022 e febbraio 2023. Una spesa più che raddoppiata, conseguenza delle differenze di costi tra il gas russo e il gas proveniente da altri Paesi. Per esempio, il gas americano, liquefatto, oltre a costare il 50% in più ha necessità di essere sottoposto a processi di lavorazione ulteriori per poter essere utilizzato. E quindi altri costi.
Quindi un ulteriore rialzo a catena dei prezzi che si riversa sulle attività economiche, sui consumi, sull’occupazione.
Aumento della disoccupazione
Mentre l’inflazione è a quota 7,6%, per il PIL italiano è prevista una crescita del 2,9%. Nello stesso anno, però, con la riduzione delle forniture di gas, il PIL si attesterebbe allo 0,6%. Quindi avremmo una riduzione del Prodotto Interno Lordo del 2,3%. Nel 2023 l’impatto negativo sarebbe costante (0,4%): con la riduzione delle forniture di gas russo la contrazione del PIL sarebbe del 1,9%.
Secondo l’economista Paolo Onofri, presidente di Prometeia Associazione, siccome quest’anno abbiamo accumulato 2,2 punti di crescita sulla media del 2021, chiudere il 2022 con un +0,6% di media vorrebbe dire perdere nella seconda metà dell’anno tutto il vantaggio accumulato. Avremmo trimestri con segno negativo, con un crollo del Pil nella seconda metà di quest’anno del 2,5%. Questo comporterebbe la perdita di 1,3 punti percentuali di occupazione nel 2022 e di 1,2 punti nel 2023. Tradotto: circa 293 mila perderebbero il posto di lavoro nel 2022 e altri 272 mila nel 2023.
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