Respinta la richiesta della procura di archiviare le indagini sul delitto di Simonetta Cesaroni (noto come il delitto di via Poma)

La richiesta della procura di archiviare le indagini sul delitto di Simonetta Cesaroni, noto come il delitto di via Poma, è stata respinta. Il giudice per le indagini preliminari di Roma ha deciso di non accogliere la richiesta di archiviazione presentata dai pubblici ministeri. La giudice ha affermato che è “verosimile” che le indagini condotte all’epoca siano state manipolate per proteggere presunti interessi dei servizi segreti

La richiesta della procura di archiviare le indagini sul delitto di Simonetta Cesaroni, noto come il delitto di via Poma, è stata respinta. Venerdì, il giudice per le indagini preliminari di Roma, Giulia Arcieri, ha deciso di non accogliere la richiesta di archiviazione presentata dai pubblici ministeri. Questo omicidio è avvenuto a Roma nell’agosto del 1990. La giudice Arcieri ha affermato che è “verosimile” che le indagini condotte all’epoca siano state manipolate per proteggere presunti interessi dei servizi segreti. Ha anche indicato che le indagini preliminari svolte nell’ultimo anno e mezzo non abbiano approfondito a sufficienza questa possibilità. Pertanto, ha chiesto ai pubblici ministeri di continuare le indagini e di ascoltare nuovi testimoni.

Il caso dell’omicidio di Simonetta Cesaroni ha già visto un processo che si è concluso nel 2014 con l’assoluzione dell’imputato, l’ex fidanzato Raniero Busco. Il procedimento era stato riaperto nel marzo del 2022 a seguito di un esposto presentato dai familiari della vittima. Questi avevano segnalato un’incongruenza tra due testimonianze, che indeboliva l’alibi di Francesco Caracciolo di Sarno, presidente dell’associazione per cui Simonetta lavorava nell’estate in cui fu uccisa. Dopo circa un anno e mezzo di nuove indagini, nel dicembre 2023 la procura aveva chiesto l’archiviazione, ritenendo che non ci fossero elementi sufficienti per sostenere un’accusa. In questi casi, la procura trasmette tutti i documenti delle indagini preliminari al giudice per le indagini preliminari, il quale decide se accogliere o meno la richiesta di archiviazione. La giudice Arcieri ha quindi deciso di respingerla.

Nell’ambito delle nuove indagini, si ipotizza che negli uffici in cui lavorava Simonetta Cesaroni potessero essere custoditi documenti riservati dei servizi segreti. Questo potrebbe spiegare perché ci siano stati tentativi di proteggere non solo l’assassino ma anche l’ufficio stesso. Per questo motivo, la giudice ha disposto che vengano ascoltate figure chiave come l’ex questore Carmine Belfiore e Sergio Costa, ex agente segreto.

Inoltre, la giudice Arcieri ha richiesto ulteriori verifiche sulla figura di Francesco Caracciolo di Sarno, il defunto presidente dell’associazione per cui lavorava Simonetta. Nonostante incongruenze rispetto al suo alibi e indiscrezioni su possibili molestie nei confronti di giovani ragazze, Caracciolo non era stato indagato in precedenza.

La sorella di Simonetta, Paola Cesaroni, ha commentato con emozione la decisione della giudice: “Quest’ordinanza mi ha commosso. Ho avuto la sensazione chiara che d’ora in poi qualcosa cambierà”. Ha aggiunto che ora è necessario avere coraggio e non lasciare nulla di intentato nelle indagini.