LEGGO – Il problema delle liste d’attesa colpisce anche le strutture private

Sempre più cittadini si trovano in difficoltà nel ricevere assistenza sanitaria, sia per l’impossibilità di accedere alle strutture pubbliche sia per i costi elevati del privato

Il problema delle liste d’attesa, che in passato riguardava soprattutto il settore pubblico, ora colpisce anche le strutture private. Sempre più cittadini si trovano in difficoltà nel ricevere assistenza sanitaria, sia per l’impossibilità di accedere alle strutture pubbliche sia per i costi elevati del privato.

L’effetto della crisi sanitaria

Secondo gli esperti, questo fenomeno riflette una crisi generale del sistema sanitario italiano, che sta spingendo molte persone a dover scegliere tra pagare cifre elevate per le visite o rinunciare a cure importanti per la propria salute.

Il caso della signora Maria Carmela Silvestri

Un esempio riportato da La Stampa è quello di Maria Carmela Silvestri, una donna di 92 anni ricoverata a Roma per un problema cardiaco con versamento pleurico. Al momento delle dimissioni, le era stato consigliato di effettuare controlli periodici per il cuore. Quando ha cercato assistenza presso strutture pubbliche, non ha trovato disponibilità. Ha quindi dovuto rivolgersi a un cardiologo privato, pagando 200 euro per ogni visita. Nonostante ciò, anche il medico privato aveva l’agenda piena: «Mi ha detto che avrebbe provato a inserirmi più avanti, magari la sera», ha raccontato la signora Silvestri.

Le casse sanitarie in difficoltà

Questo caso è solo uno dei tanti che illustrano un trend preoccupante. Sempre più persone incontrano ostacoli nell’accesso alle cure, e anche i fondi sanitari integrativi stanno risentendo della situazione. Ivano Russo, presidente dell’Osservatorio Welfare&Salute, ha dichiarato che negli ultimi 18 mesi le richieste di rimborso alle casse sanitarie sono salite dal 50% al 65%.

Per far fronte a questa situazione, molte casse del terzo settore sono state costrette a modificare le loro politiche. Da una parte, hanno aumentato i contributi richiesti agli iscritti; dall’altra, hanno ridotto le prestazioni offerte. Questo ha colpito in particolare alcune categorie, come i giornalisti iscritti alla Casagit e i lavoratori del settore editoria. Per esempio, il fondo SaluteSempre ha annunciato un incremento delle franchigie per le prestazioni più costose, come quelle di alta specializzazione e diagnostica.

Crescono le spese sanitarie private

Un’analisi effettuata sui modelli 730 dai Caf delle Acli ha mostrato che le spese sanitarie private sono aumentate del 13,7% rispetto al 2020. Questo aumento è ancora più evidente nelle visite specialistiche, che hanno registrato un picco del 24,7%. La spesa media detratta dai contribuenti è salita a 1.244 euro. Tuttavia, questa cifra varia molto a seconda del reddito.

Le famiglie con redditi inferiori a 75.000 euro detrattono in media 1.061 euro, mentre quelle con redditi più alti arrivano a 1.922 euro. Questo dimostra che le persone con maggiori risorse economiche possono permettersi di aggirare le liste d’attesa pagando, mentre chi ha meno possibilità spesso rinuncia alle cure.

I dati dell’Agenas

Secondo l’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari Regionali (Agenas), nei primi sei mesi del 2023 sono state effettuate circa 100 milioni di visite e prestazioni di diagnostica. Questo numero è inferiore di 10 milioni rispetto al 2019, nonostante l’assunzione di 40.000 nuovi dipendenti nel Servizio Sanitario Nazionale.

Mentre il settore pubblico fatica a soddisfare la domanda, anche il privato sta mostrando segni di difficoltà. Le visite a pagamento sono aumentate: nel 2018 rappresentavano il 42% del totale, ma nel 2022 sono salite al 48%. Gli esami diagnostici pagati direttamente dai pazienti sono passati dal 26% al 33%. Questo ha portato un numero crescente di persone a mettersi in fila, spesso pagando cifre elevate.

La crisi della sanità italiana

La sanità italiana sta attraversando un momento molto difficile, dovuto a problemi come tagli di risorse, carenze di personale e difficoltà organizzative. Il risultato è un sistema sempre più diseguale, dove chi ha maggiori risorse economiche riesce a ottenere cure adeguate, mentre le fasce più deboli restano indietro.

Ivano Russo ha lanciato un appello per un intervento rapido, affermando: «Se non si agisce subito, il nostro sistema sanitario, già vicino al collasso, rischia di diventare insostenibile per la maggioranza degli italiani».