Impastando la sabbia con un composto cellulosico umidificato, un team di ricerca cinese ha reso coltivabili alcune aree del deserto Ulan Buh
In Cina gli scienziati hanno reso coltivabili i deserti. Un team di ricerca cinese guidato da scienziati dell’Università Chongqing Jiaotong, da diversi anni sta ottenendo raccolti da piante collocate in diverse aree del deserto di Ulan Buh (Wulanbuhe in cinese), che si estende per 14mila chilometri quadrati nella Cina settentrionale lungo lo Yellow River.
Lo studio
I ricercatori, coordinati dal professor Zhijian Yi, docente presso il Dipartimento di Meccanica dell’ateneo di Chongqing, sono giunti alle loro conclusioni studiando a fondo la composizione della sabbia del deserto e coinvolgendo specialisti di molteplici discipline.
L’obiettivo era trovare un metodo efficace per rendere coltivabile la sabbia, analizzandone le proprietà ecologiche e meccaniche e sfruttarle per la trasformazione in terreno fertile.
Dagli studi è stato determinato che impastando la sabbia con un composto cellulosico e umidificato (del tutto ecologico e sostenibile) è possibile trasformare la sabbia in un suolo terroso e fertile.
Dopo averla utilizzata negli esperimenti (ne serve fino al 5% del volume di sabbia trattato) gli scienziati hanno potuto far crescere con successo piante di riso, mais, patate dolci e altro ancora, annaffiandole direttamente con l’acqua estratta dalle profondità del deserto. Nel giro di pochi anni hanno rinverdito le aree desertiche coinvolte e ottenuto diversi raccolti.
Esperimenti simili sono stati riproposti con successo anche in alcune aree desertiche di Mongolia e Pakistan, nelle quali sono stati piantati con successo sorgo, peperoni, ravanelli, patate, angurie e meloni.
Il terreno trattato con il composto “fertilizzante” può essere lavorato con le comuni macchine agricole, rendendo il processo ancora più promettente.
I dettagli dello studio cinese “Desert “Soilization”: An Eco-Mechanical Solution to Desertification” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Engineering.
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